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    Dai patron delle Big Tech ai leader delle grandi potenze: i super-ricchi vogliono vivere per sempre

    Da sinistra a destra: l’a.d. di OpenAI (ChatGPT), Sam Altman; il co-fondatore di PayPal e Palantir, Peter Thiel; e i presidenti di Russia e Cina, Vladimir Putin e Xi Jinping

    I colossi della Silicon Valley hanno investito oltre 5 miliardi di dollari nel settore della longevità. Ma non sono gli unici a credere nella scienza dell’immortalità. Ecco chi c'è dietro questo business e perché

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 7 Nov. 2025 alle 17:24

    “Riprogrammare” le cellule per farle ringiovanire, fino a rallentare o addirittura invertire il processo di invecchiamento. Sono alcune delle promesse di un settore che attira l’interesse di alcuni tra gli uomini più potenti al mondo. Nell’ultimo quarto di secolo imprenditori, scienziati, attori e addirittura influencer hanno investito miliardi in aziende che puntano a “curare” nientemeno che l’invecchiamento. Una prospettiva allettante anche, a quanto pare, per alcuni leader mondiali.
    Una galassia di startup, consulenti e no-profit si contende i capitali, spesso provenienti dalla Silicon Valley, e l’interesse mediatico in una ipotetica terapia per l’immortalità, offrendo trattamenti che vanno dagli integratori alle terapie con cellule staminali, dal costo di decine di migliaia di euro. Tra gli investitori, e i sostenitori più entusiasti di questi trattamenti, figurano alcuni tra i nomi più noti del mondo della tecnologia. Miliardari come Peter Thiel, co-fondatore di PayPal e Palantir, Sam Altman, co-fondatore e ad di OpenAI e l’investitore Marc Andreessen.

    Investimenti miliardari
    Nell’ultimo quarto di secolo, secondo le stime del Wall Street Journal, il settore della longevità ha ricevuto dagli “ultraricchi” più di 5 miliardi di dollari. Se si allarga agli investimenti complessivi, la somma sale a 12,5 miliardi, a cui hanno contribuito anche celebrità come attori e scienziati di grido e influencer. A ricevere questo fiume di denaro, secondo la ricostruzione del quotidiano newyorkese, è una rete di oltre 200 tra startup e no-profit finanziate da quasi 1.000 investitori. Sono tre le aree chiave in cui  si stanno concentrando questi investimenti, che riguardano rispettivamente gli sforzi per rallentare o invertire il processo di invecchiamento, lo sviluppo di trattamenti per malattie legate all’età e, infine, la vendita di prodotti o servizi che promettono di migliorare la salute e prolungare la durata della vita.
    Una delle figure di maggior spicco nel settore, ma non solo, è indubbiamente Peter Thiel. Co-fondatore di PayPal e di Palantir, con un patrimonio personale di oltre 25 miliardi di dollari, ha appoggiato diverse società nel settore della longevità, alcune delle quali finanziate dalla sua società di venture capital e altre da una fondazione no-profit da lui finanziata, che complessivamente hanno raccolto più di 700 milioni di dollari.
    Una delle società finanziate dal suo Founders Fund è NewLimit, focalizzata sull’inversione dell’invecchiamento cellulare. Co-fondata dall’amministratore delegato di Coinbase, Brian Armstrong, ha ottenuto più di 200 milioni di dollari da diversi investitori “ultraricchi”. Tra questi si contano nove miliardari, o fondi riconducibili a essi, come l’ex amministratore delegato di Google Eric Schmidt e Joe Lonsdale, anch’egli co-fondatore di Palantir assieme a Thiel.
    Un’altra società che è riuscita ad attirare investimenti ingenti è Retro Biosciences, su cui l’ad di OpenAI, Sam Altman, ha puntato ben 180 milioni di dollari. L’azienda, che mira a sviluppare farmaci per ringiovanire e riprogrammare le cellule, è guidata da Joe Betts-LaCroix, che in precedenza lavorava Halcyon Molecular, un’azienda di biotecnologie che in passato era finanziata dal Founders Fund di Thiel.
    Lonsdale, il co-fondatore di Palantir che figura anche tra i finanziatori di NewLimit, tramite la sua società di venture capital 8VC ha finanziato Altos Labs, un’altra startup che si occupa di ringiovanimento cellulare e detiene il record di finanziamenti ricevuti nel settore, finora 3 miliardi. Un altro investitore di NewLimit, il co-fondatore di Sun Microsystems Vinod Khosla, ha investito in una serie di startup che, sempre secondo il Wsj, hanno complessivamente raccolto più di un miliardo di dollari. Tra i finanziatori non ci sono solo miliardari e investitori professionisti, ma anche celebrità e influencer. Come nel caso di Function Health, un’azienda che propone test di laboratorio e analisi su misura, finanziata da star del calibro di Matt Damon e Zac Efron, oltre che dalla dottoressa Casey Means, scelta da Donald Trump come chirurgo generale degli Stati Uniti.

    Investitori-guru
    Alcuni degli investitori hanno scelto di sposare la causa direttamente e sperimentare su se stessi le terapie “anti-ageing”. È il caso di Peter Diamandis, anch’egli investitore di NewLimit, come di altre realtà come Viome Life Sciences. Come raccontato in un’intervista al Los Angeles Times, il 64enne spende ogni anno 120.000 dollari per vivere il più a lungo possibile. Diventare centenario viene paragonato dall’investitore a «un’offerta al ribasso». «Aggiungiamoci qualche multiplo», ha detto durante una tavola rotonda sulla longevità a un evento del Milken Institute, fondato dall’ex “re dei junk bond” Michael Milken.
    Per questo Diamandis prende 70 integratori al giorno, raccoglie «campioni fecali» delle sue feci e si sottopone regolarmente ad autotrasfusioni. Una procedura da 7.500 dollari che consiste nel prelevare il sangue, farlo passare attraverso una macchina per separare il plasma e sostituirlo con albumina e soluzione salina e poi reimmettere il sangue reintegrato nel corpo. Un «cambio dell’olio» lo chiama Diamandis. «Siamo ancora alle prime fasi, in cui mi considero in parte una cavia. Non ho la sensazione di correre un rischio molto elevato, quindi trovo pochissimi svantaggi e, credo, ragionevoli vantaggi», ha spiegato al quotidiano californiano.
    Un altro appassionato di “anti-ageing”, ancora più noto di Diamandis, è l’imprenditore Bryan Johnson. Il racconto degli esperimenti che ha condotto su se stesso, coinvolgendo anche suo figlio, hanno portato molta attenzione ma anche molte critiche sul movimento, fino a diventare protagonista di un documentario su Netflix (intitolato “Don’t Die”, dal motto dello stesso Johnson). Il 48enne, che fatto la sua fortuna con l’acquisizione e la successiva vendita della piattaforma di pagamenti Venmo, segue un piano da 2 milioni di dollari all’anno con l’obiettivo di rallentare il suo invecchiamento e evitare la morte, con esercizi regolari, l’assunzione di integratori ma anche trasfusioni di plasma da parte del figlio adolescente.

    Terreno di scontro
    Nonostante i miliardi che sono affluiti nel settore, la scienza che ne è alla base è spesso oggetto di critiche e aspri scontri tra gli addetti ai lavori. Sono molti gli scettici che considerano i rimedi proposti come indimostrati o poco più che propaganda anche perché, al momento, non è accertato che le soluzioni proposte porteranno a un aumento significativo della qualità o anche della durata di vita. Con il rischio di alimentare false speranze. Anche la società di consulenza Deloitte, in un rapporto del 2020 in cui esaltava le possibilità di questo nuovo settore, ha ammesso che «nonostante i progressi esponenziali», l’allungamento della durata della vita «si è sostanzialmente stabilizzato negli ultimi 30 anni».
    Molti esperti sono anche contrari con il definire l’invecchiamento una malattia i cui effetti possano essere in qualche modo invertiti, come invece sostengono molti cultori dell'”anti-ageing”. Una distinzione che non è superflua: senza la qualifica di malattia il quadro si complica anche dal punto di vista della regolamentazione delle terapie.
    Le critiche non hanno risparmiato neanche i ricercatori più accreditati. L’anno scorso ha fatto discutere il caso di David Sinclair, genetista dell’università di Harvard, diventato oggetto di una dura contestazione dopo aver rilanciato l’annuncio fatto da un’azienda di cui è co-fondatore, Animal Biosciences, che sosteneva di essere riuscita, tramite un integratore, a invertire l’invecchiamento nei cani. Dopo una valanga di dimissioni da parte di membri indignati dalle sue affermazioni, Sinclair è stato costretto a rinunciare alla carica di presidente della Academy for Health and Lifespan Research. Uno degli scienziati che si è dimesso lo aveva accusato di «ingannare la gente facendole credere che questa roba invertirà l’invecchiamento dei loro animali domestici» definendolo «un comportamento disgustoso».
    Nonostante lo scetticismo di diversi esperti, questo campo di ricerca è passato dai margini del dibattito scientifico fino ad assumere un rilievo di primo piano.A difendere la credibilità di questi trattamenti non ci sono più solo investitori e influencer ma anche esponenti politici di peso. A partire dai vertici del dipartimento della Salute degli Stati Uniti, guidato da Robert F. Kennedy Jr., che in passato ha dichiarato di seguire un protocollo anti-invecchiamento e di assumere troppe vitamine per poterle elencare tutte. Il suo vice, il vicesegretario Jim ONeill, ha stretti legami a questo settore, con un passato da amministratore delegato di una no-profit che finanzia la ricerca sulla longevità. In un podcast del 2020 ha affermato che il gruppo stava cercando di sviluppare farmaci per «invertire l’invecchiamento, non solo rallentarlo», criticando l’eccessiva regolamentazione sull’innovazione in ambito medico. Senza dimenticare il chirurgo generale degli Stati Uniti Casey Means, citata in precedenza tra i finanziatori di Function Health.

    Presidenti per sempre
    L’entusiasmo per le terapie “anti-ageing” non si limita ad alcuni angoli dell’amministrazione statunitense, o ad alcuni miliardari più o meno esaltati, ma si è allargato anche ai vertici di altre potenze globali. È diventato evidente durante la maxi parata militare del 3 settembre a Pechino, quando il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo russo Vladimir Putin sono stati ripresi mentre discutevano con un microfono acceso sulla possibilità di raggiungere l’immortalità. Mentre Xi e Putin si incamminavano verso Porta Tienanmen un microfono ha catturato la voce di un interprete riferire al presidente cinese. «Tra qualche anno, con lo sviluppo della biotecnologia, gli organi umani potranno essere trapiantati costantemente», le parole riferite a Xi in mandarino, «al punto che le persone potranno ringiovanire, forse diventare persino immortali». Il presidente cinese ha risposto, sempre in mandarino: «Si prevede che entro la fine del secolo, le persone del futuro potranno vivere fino a 150 anni».
    In una successiva conferenza stampa, Putin non si è tirato indietro: «i moderni mezzi per migliorare la salute, sia dal punto di vista medico che chirurgico, attraverso i trapianti di organi, permettono all’umanità di sperare che sarà possibile prolungare la vita attiva anche al di là le possibilità attuali», ha detto il presidente russo.
    Parole che hanno fatto discutere, alla luce anche delle riforme introdotte negli ultimi anni da entrambi i leader. Nel 2018 Xi ha infatti abolito il limite dei due mandati per la presidenza cinese, mentre nel 2020 Putin ha promosso un referendum che gli consentirà di rimanere al potere fino al 2036, dopo aver ricoperto la carica di presidente o primo ministro della Russia dal 1999. Un problema che non si pone per il terzo capo di stato presente alla conversazione, il leader supremo della Corea del Nord Kim Jong-Un, che durante la passeggiata guardava sorridendo i presidenti di Russia e Cina, più anziani di lui di oltre trent’anni.

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