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    Sanzioni Ue contro il patriarca Kirill, la Chiesa ortodossa risponde: “Non si lascerà intimidire”

    Di Almerico Bartoli
    Pubblicato il 4 Mag. 2022 alle 13:31

    Dopo aver apertamente sostenuto la guerra della Russia in Ucraina, il patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill è diventato l’ultima figura a entrare nel mirino delle sanzioni occidentali. Il provvedimento rientro nel sesto pacchetto di sanzioni annunciate oggi, 4 maggio, da Bruxelles alla Russia per l’attacco non provocato all’Ucraina.

    La nuova lista di sanzioni, visionata dall’agenzia France Press, dovrà essere ancora approvata dagli Stati membri e comprende 58 personalità da sanzionare tra cui ci sono numerosi militari russi e parenti dell’alta nomenclatura del Cremlino, inclusi la moglie e il figlio del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov.

    Ieri Kirill, al secolo Vladimir Gundyaev, ha affermato che “la Russia non ha mai attaccato nessuno, ha solo difeso i suoi confini”. Kirill, considerato un fedelissimo di Putin, è a capo di una Chiesa di 150 milioni di fedeli, circa la metà del mondo ortodosso.

    Kirill ha ribadito più volte le sue posizioni, vicine a quelle del Cremlino, nei suoi sermoni usando sempre toni molto duri, spiegando che la guerra della Russia in Ucraina “è giusta” perché vanno puniti i modelli di vita peccaminosi e contrari alla tradizione cristiana come “il gay pride”.

    La Chiesa ortodossa russa si dice scettica sui piani della Commissione europea di imporre sanzioni al patriarca Kirill. “Il patriarca Kirill proviene da una famiglia i cui membri sono stati sottoposti per decenni a repressioni per la loro fede e posizione morale durante i giorni dell’ateismo militante comunista, senza temere reclusione e repressioni”, scrive il portavoce della Chiesa ortodossa, Vladimir Legoyda, sul suo canale Telegram. “Quindi bisogna essere completamente estranei alla storia della nostra Chiesa per intimidire il suo clero e i suoi credenti inserendoli in alcune liste”, ha aggiunto.

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