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    Il partito islamico ha vinto le elezioni in Marocco

    Nelle seconde elezioni da quando il Marocco è diventato una monarchia costituzionale, sono stati riconfermati al governo gli islamisti moderati del Pjd

    Di TPI
    Pubblicato il 8 Ott. 2016 alle 13:58 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 11:35

    I risultati finali delle elezioni parlamentari che si sono tenute venerdì 7 ottobre in Marocco hanno confermato la vittoria del Partito Giustizia e Sviluppo (Pjd), di ispirazione islamica, e del primo ministro Abdelilah Benkirane.  

    Con il 90 per cento dei seggi scrutinati, il Pjd ha ottenuto 125 seggi su 395, mentre il partito rivale, il Partito Autenticità e Modernità (Pam) si è fermato a 102 seggi. In terza posizione sono arrivati i conservatori, con 31 seggi.

    Secondo i dati del ministero dell’Interno l’affluenza è stata del 43 per cento.

    Sono state le seconde elezioni da quando il Marocco ha adottato le riforme costituzionali nel 2011, quando il re Mohammed VI decise, su stimolo delle proteste della Primavera araba di trasformare il sistema politico in una monarchia costituzionale.

    Nessun partito si oppone apertamente al re, che detiene ancora gran parte del potere esecutivo.

    Per come è organizzato il sistema elettorale, nessun partito può ottenere la maggioranza assoluta perciò i vincitori delle elezioni devono dedicarsi ai negoziati per la formazione di una coalizione di governo, poi spetterà al re nominare il primo ministro.

    L’amministrazione guidata dal Pjd ha introdotto riforme fiscali e gode di un’ampia popolarità, in particolare per il carismatico primo ministro Abdelilah Benkirane, data la sua ferma opposizione alla corruzione. 

    La campagna elettorale è stata segnata dalle invocazioni di continuità del Pjd, ma anche da insinuazioni secondo le quali l’establishment reale abbia appoggiato in modo sleale il Pam.

    Altri gruppi, come il principale partito d’opposizione Giustizia e spiritualità islamista e le organizzazioni di sinistra, boicottano le elezioni perché ritengono che il re abbia tenuto per sé troppi poteri. Mohammed VI è infatti a capo del consiglio giudiziario e dell’apparato della sicurezza, nonché del consiglio dei ministri che approva le leggi.

    Il palazzo sta probabilmente ancora cercando di adattarsi alla condivisione del potere, in un sistema in cui il governo elettivo ha poteri limitati, ma tra le ragioni della presunta preferenza per i rivali degli islamisti potrebbe esserci anche il timore che prenda piede un islamismo più radicale.

    Il regno del Marocco vanta una stabilità rara nella regione del Medio Oriente e Nord Africa e si propone come modello di sviluppo economico e riforma graduale.

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