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    Il Papa in visita al campo rifugiati di Lesbo: “Non siete soli”

    Francesco si è recato nel campo profughi in Grecia che accoglie oltre 3mila persone, in un viaggio simbolico per la crisi dei migranti in Europa

    Di TPI
    Pubblicato il 16 Apr. 2016 alle 12:59 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:43

    Papa Francesco è in visita in un campo profughi nell’isola greca di Lesbo, diventata l’emblema dell’emergenza migranti, per dimostrare la sua vicinanza ai rifugiati che cercano di raggiungere l’Europa via mare.

    “Cari amici, oggi ho voluto stare con voi, voglio dirvi che non siete soli”. 

    “Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie. Conoscete il dolore e sono venuto qui con i miei fratelli, il patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo Hieronimos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Il messaggio che oggi desidero lasciarvi è: ‘Non perdete la speranza!'”.

    (Nella foto qui sotto: un cartello accoglie il Papa tra i migranti a Lesbo, il 16 aprile. Credit: Filippo Monteforte; l’articolo continua sotto la foto) 


    Il campo rifugiati di Moria a Lesbo accoglie più di 3mila migranti e molti di loro dovranno tornare in Turchia, distante soli otto chilometri, dopo l’accordo tra Unione europea e Ankara.

    Francesco, con questo “triste viaggio” ha voluto “essere testimone del peggior disastro umanitario dalla fine della Seconda guerra mondiale”.

    “Andiamo a incontrare tanta gente che soffre, che non sa dove andare, che ha dovuto fuggire. Visiteremo anche un cimitero: il mare. Tanta gente è annegata”.

    “Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità”, ha detto Francesco.

    Decine di rifugiati hanno accolto Francesco con striscioni dove si leggevano rischieste d’aiuto.

    Francesco ha incontrato un gruppo di bambini che hanno intrapreso il pericoloso viaggio da soli. Mentre stava camminando nel campo, una televisione ha ripreso una donna inginocchiarsi ai suoi piedi.

    Quando una bambina gli ha mostrato un suo disegno, Francesco l’ha ringraziata e rivolto ai suoi collaboratori ha detto: “Mi raccomando, bisogna conservarlo, che non si perda, lo voglio sulla mia scrivania”.

    (Nella foto qui sotto: il Papa tra i migranti a Lesbo, il 16 aprile. Credit: Filippo Monteforte; l’articolo continua sotto la foto) 

    Come segno di accoglienza, Francesco ha riportato con sé a Roma tre famiglie di rifugiati: in tutto dodici siriani musulmani tra cui sei bambini.

    Il papa è stato accolto all’aeroporto di Lesbo dal primo ministro greco Alexis Tsipras, dal capo spirituale della Chiesa Ortodossa Patriarca Bartolomeo e dall’Arcivescovo di Atene Ieronimos II.

    Il Vaticano insiste che l’arrivo a Lesbo del Papa è una visita con scopi religiosi e umanitari per attirare l’attenzione su una difficile situazione ma non un’implicita critica ai trasferimenti forzati in Turchia, condannati da tutte le associazioni umanitarie e per il rispetto dei diritti umani.

    Tuttavia il Papa in più occasioni ha chiesto alle autorità compassione per le persone che fuggono la guerra, il terrore e la fame. La sua speranza è di risvegliare la coscienza dell’Europa sul tema.

    Dopo la chiusura delle frontiere e l’accordo con la Turchia, gli arrivi in Grecia sono diminuiti sensibilmente: circa il 76 per cento in meno della settimana precedente, secondo quanto fatto sapere l’Organizzazione per le migrazioni, ma i campi sono ancora sovraffollati.

    Venerdì 15 aprile a Lesbo i migranti hanno protestato chiedendo un miglior trattamento, e di poter rimanere in Europa.

    — IL REPORTAGE DI LEONARDO CINI PER TPI DA LESBO, L’ISOLA DEI MIGRANTI FANTASMA IN GRECIA 

    — LA CRISI GRECA VISTA DALL’ISOLA DI LESBO 

    (Qui di seguito alcuni dati sulla situazione attuale dei migranti a Lesbo)

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