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    “L’attrazione fisica è la base per un rapporto fedele”: Papa Francesco spiega come evitare il tradimento

    Credits: Filippo Monteforte/AFP/Getty Images

    Papa Francesco ha spiegato il sesto comandamento, "non commettere adulterio", nell'Udienza generale di mercoledì 24 ottobre

    Di Massimo Ferraro
    Pubblicato il 26 Ott. 2018 alle 07:24 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:56

    Essere attratti fisicamente da qualcuno “è un dono di Dio“, la base di ogni rapporto fedele, ma da solo non basta a capire se è “l’amore vero, definitivo”. Così Papa Francesco ha spiegato il sesto comandamento, “non commettere adulterio”, nella catechesi dell’Udienza generale di mercoledì 24 ottobre 2018.

    “L’attrazione fisica, che in sé è un dono di Dio, è finalizzata a preparare la strada a un rapporto autentico e fedele con la persona”.

    “Un amore fedele – ha continuato il Papa – è qualcosa che si conquista, dal momento che ogni essere umano deve con perseveranza e coerenza imparare che cosa è il significato del corpo”.

    A metà settembre aveva smontato un altro tabù: “La sessualità, il sesso, è un dono di Dio. Non è un tabù ma un dono che il Signore ci dà”.

    “La chiamata alla vita coniugale richiede – ha scandito in Udienza generale – un accurato discernimento sulla qualità del rapporto e un tempo di fidanzamento per verificarla”.

    “Per accedere al Sacramento del matrimonio, i fidanzati devono maturare la certezza che nel loro legame c’è la mano di Dio, che li precede e li accompagna, e permetterà loro di dire: ‘Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre'”.

    “L’amore – ha ricordato Francesco – vuole essere definitivo. Non può essere fino a nuovo ordine. La fedeltà è la caratteristica della relazione umana libera, matura, responsabile. Anche un amico si dimostra autentico perché resta tale in qualunque evenienza, altrimenti non è un amico”.

    “Cristo rivela l’amore autentico, Lui che vive dell’amore sconfinato del Padre, e in forza di questo è l’amico fedele che ci accoglie anche quando sbagliamo e vuole sempre il nostro bene, anche quando non lo meritiamo”.

    Secondo il Papa, “l’essere umano ha bisogno di essere amato senza condizioni, e chi non riceve questa accoglienza porta in sé una certa incompletezza, spesso senza saperlo. Il cuore umano cerca di riempire questo vuoto con dei surrogati, accettando compromessi e mediocrità che dell’amore hanno solo un vago sapore”.

    “Il rischio – ha osservato Bergoglio – è quello di chiamare ‘amore’ delle relazioni acerbe e immature, con l’illusione di trovare luce di vita in qualcosa che, nel migliore dei casi, ne è solo un riflesso”.

    “Così – ha continuato il Papa – avviene di sopravvalutare per esempio l’attrazione fisica, che in sé è un dono di Dio ma è finalizzata a preparare la strada a un rapporto autentico e fedele con la persona. Come diceva San Giovanni Paolo II, l’essere umano ‘è chiamato alla piena e matura spontaneità dei rapporti, che è il graduale frutto del discernimento degli impulsi del proprio cuore”.

    Gli sposi, dunque, “non possono promettersi fedeltà nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarsi e onorarsi tutti i giorni della loro vita, solo sulla base della buona volontà o della speranza che la cosa funzioni”.

    “Hanno bisogno di basarsi sul terreno solido dell’Amore fedele di Dio”. E in effetti, “sono tanti gli adulteri da cui ci può salvaguardare la Sesta Parola. La fedeltà infatti è un modo di essere, uno stile di vita. Si lavora con lealtà, si parla con sincerità, si resta fedeli alla verità nei propri pensieri, nelle proprie azioni”.

    “Una vita intessuta di fedeltà si esprime in tutte le dimensioni e porta ad essere uomini e donne fedeli e affidabili in ogni circostanza. Ma per arrivare ad una vita così bella non basta la nostra natura umana, occorre che la fedeltà di Dio entri nella nostra esistenza. Ci contagi”.

    Insomma “questa Sesta Parola ci chiama a rivolgere lo sguardo a Cristo, che con la sua fedeltà può togliere da noi un cuore adultero e donarci un cuore fedele“.

    “In Lui, e solo in Lui – ha quindi concluso Francesco – c’è l’amore senza riserve e ripensamenti, la donazione completa senza parentesi e la tenacia dell’accoglienza fino in fondo”.

    “Dalla sua morte e risurrezione deriva la nostra fedeltà, dal suo amore incondizionato deriva la costanza nei rapporti. Dalla comunione con Lui, con il Padre e con lo Spirito Santo deriva la comunione fra di noi e il saper vivere nella fedeltà i nostri legami”.

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