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    Irlanda, per protesta prenotano migliaia di biglietti per la visita di Papa Francesco senza l’intenzione di andarci

    Papa Francesco sta per visitare l'Irlanda, ma non tutti sono d'accordo. Credits: AFP

    La campagna "Say Nope to the Pope" vuole protestare silenziosamente contro la visita del Papa in Irlanda, paese profondamente cattolico

    Di Viola Stefanello
    Pubblicato il 24 Ago. 2018 alle 10:45 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 11:23

    Una campagna di “protesta pacifica e silenziosa” chiamata “Say Nope to the Pope” (“Diciamo no al Papa”) sta portando centinaia di persone a boicottare la prossima visita di papa Francesco in Irlanda.

    Il Paese è laico ma a maggioranza cattolica, con circa il 78,3 per cento di cattolici su una popolazione di oltre 4,7 milioni di abitanti.

    La campagna ha 9 mila sostenitori su Facebook e un’idea ben precisa di come esprimere la propria contrarietà alla visita del Papa, prevista a Dublino per il 25 e 26 agosto. I contestatori sono stati infatti invitati a prenotare i biglietti offerti al pubblico per vedere il Papa durante la visita, senza però poi presenziare all’evento.

    Uno degli organizzatori, Michael Stewart, ha detto che in tantissimi hanno deciso di partecipare alla campagna perché “è una forma di protesta incisiva”.

    “Come cittadini irlandesi, abbiamo diritto a un biglietto per la messa papale, se vogliamo. Chi paga le tasse ha finanziato questa visita a prescindere dalla propria fede, e questo per molti è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, continua parlando con The Guardian. “Perché la gente non dovrebbe ottenere il proprio biglietto e farne quello che vogliono?”

    Le ragioni date per questa protesta sono diverse. Per Stewart, disertare la visita del Papa è un modo di “dimostrare solidarietà nei confronti delle troppe vittime di questa organizzazione atroce”.

    Di recente, la Chiesa Cattolica è stata investita da uno scandalo quando 300 preti negli Stati Uniti sono stati accusati di aver molestato più di mille bambini nell’arco di 70 anni. C’è poi la storia del ritrovameno dei corpi di centinaia di bambini in un orfanotrofio cattolico qualche anno fa.

    Inoltre, per anni le donne irlandesi si sono viste costrette ad abortire in segreto o a compiere costosi viaggi all’estero per interrompere le proprie gravidanze per via di una legge basata profondamente sui valori cattolici.

    C’erano mezzo milione di biglietti disponibili per la messa papale e altri 45mila per la sua visita al santuario mariano di Knock, ma tantissimi ora sono stati occupati dai manifestanti della campagna “Say Nope to the Pope”.

    Una persona ha detto di aver prenotato più di 1300 biglietti, molti dei quali con il nome “Gesù Cristo”. In un altro post sull’evento, un’altra scrive “Ho prenotato 800 biglietti usando tre diversi indirizzi e-mail. Altre persone ne hanno presi 50 o 60. Stiamo compiendo questo semplice, pacifico atto di protesta come resistenza al reclutamento della chiesa cattolica in Irlanda”.

    Ma gli organizzatori della campagna si sono distanziati da chi ha comprato tanti biglietti, dicendo che il suo scopo era soltanto quello di far prenotare alla gente il biglietto “a cui hanno pieno diritto, in un segno di protesta pacifica, silenziosa e rispettosa contro una delle organizzazioni più corrotte del mondo”.

    La campagna chiede anche ai manifestanti di unirsi alle vittime di abuso da parte del clero per delle veglie domenica durante la messa di papa Francesco.

    “Questa non è una cosa contro la religione in generale, non è un segno di mancanza di rispetto per la fede degli altri o per il loro diritto a praticare la propria religione. È per le persone come me che sono stati cresciuti come cattolici, che erano cattolici praticanti e che poi si sono detti: ‘aspetta un attimo, queste che sto sentendo sono delle cose terribili’. Abbiamo aspettato e aspettato, e la chiesa non ha fatto nulla”, ha spiegato Mary Coll, una delle donne che partecipa alla protesta prenotando un biglietto per sé e uno per la madre, che l’ha data in adozione nel 1962.

    “Non ci sono canali per protestare all’interno della Chiesa Cattolica. Alla chiesa non interessano feedback. Non è un’organizzazione dove puoi riempire un questionario sui loro servizi. Fanno le cose a modo loro e non sono davvero interessati a cosa ne pensi tu”, ha aggiunto la donna.

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