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    Papa Francesco, la benedizione Urbi et Orbi: “Siamo tutti fratelli, anche se di religioni diverse”

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 25 Dic. 2018 alle 12:33 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:56

    “Come i pastori, accorsi per primi alla grotta, restiamo stupiti davanti al segno che Dio ci ha dato: ‘Un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia’. In silenzio, ci inginocchiamo, e adoriamo”, ha detto papa Francesco  nel Messaggio di Natale pronunciato dalla Loggia della Basilica di San Pietro.

    “E che cosa ci dice quel Bambino, nato per noi dalla Vergine Maria? Qual è il messaggio universale del Natale? Ci dice che Dio è Padre buono e noi siamo tutti fratelli. Questa verità sta alla base della visione cristiana dell’umanità”, ha affermato.

    “Per questo il mio augurio di buon Natale è un augurio di fraternità. Fraternità tra persone di ogni nazione e cultura. Fraternità tra persone di idee diverse, ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l’altro. Fraternità tra persone di diverse religioni”.

    Secondo il Papa, “allora le nostre differenze non sono un danno o un pericolo, sono una ricchezza. Come per un artista che vuole fare un mosaico: è meglio avere a disposizione tessere di molti colori, piuttosto che di pochi”.

    “Questo Natale ci faccia riscoprire i legami di fraternità che ci uniscono come esseri umani e legano tutti i popoli”. Papa Francesco ha passato in rassegna le aree di crisi, invocando soluzioni pacifiche basate sul dialogo e la comprensione tra le parti.

    Per Israeliani e Palestinesi ha chiesto che si possa “riprendere il dialogo e intraprendere un cammino di pace che ponga fine a un conflitto che da più di settant’anni lacera la Terra scelta dal Signore per mostrare il suo volto d’amore. Il Bambino Gesù permetta all’amata e martoriata Siria di ritrovare la fraternità dopo questi lunghi anni di guerra”.

    “La Comunità internazionale si adoperi decisamente per una soluzione politica che accantoni le divisioni e gli interessi di parte, così che il popolo siriano, specialmente quanti hanno dovuto lasciare le proprie terre e cercare rifugio altrove, possa tornare a vivere in pace nella propria patria”.

    “Penso poi all’Africa, dove milioni di persone sono rifugiate o sfollate e necessitano di assistenza umanitaria e di sicurezza alimentare”.

    Francesco ha pregato poi che “il Natale rinsaldi i vincoli fraterni che uniscono la Penisola coreana e consenta di proseguire il cammino di avvicinamento intrapreso e di giungere a soluzioni condivise che assicurino a tutti sviluppo e benessere”.

    “Questo tempo di benedizione consenta al Venezuela di ritrovare la concordia e a tutte le componenti sociali di lavorare fraternamente per lo sviluppo del Paese e per assistere le fasce piu’ deboli della popolazione”.

    “Il Signore che nasce porti sollievo all’amata Ucraina, ansiosa di riconquistare una pace duratura che tarda a venire. Solo con la pace, rispettosa dei diritti di ogni nazione, il Paese può riprendersi dalle sofferenze subite e ristabilire condizioni di vita dignitose per i propri cittadini. Sono vicino alle comunità cristiane di quella Regione, e prego che si possano tessere rapporti di fraternità e di amicizia”.

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