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    La prima squadra automobilistica femminile della Palestina

    Un documentario racconta la storia e le sfide delle prime cinque donne pilota della Palestina

    Di Vittoria Vardanega
    Pubblicato il 18 Giu. 2015 alle 10:15 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 09:03

    In Palestina è nata la prima squadra di corse automobilistiche composta interamente da donne pilota. 

    Sono cinque: Mona Ali, 29 anni, di Ramallah, una delle prime donne pilota del Paese; Marah Zahalka, 23 anni, campionessa di corse automobilistiche già da quattro anni; Noor Dauod, 25 anni, di Gerusalemme, molto determinata a farsi valere sulle piste; e infine Betty Saadeh, 35 anni, di Betlemme, l’unica del gruppo a provenire da una famiglia di piloti di successo. 

    La regista libano-canadese Amber Fares ha girato un documentario su di loro, Speed Sisters, recentemente presentato al Festival Internazionale di Sheffield, nel Regno Unito. Amber Fares ha voluto raccontare la vita e le sfide che le componenti del gruppo hanno dovuto affrontare per integrarsi in un mondo sportivo – quello delle corse automobilistiche – a maggioranza maschile. 

    Ali, una delle cinque donne pilota della squadra, ha raccontato di aver sempre avuto una passione per le gare di corsa, sin da quando era piccola. A 16 anni, quando era ancora troppo giovane per poter guidare, prendeva in prestito la macchina della sorella e gareggiava a Ramallah di notte, con le strade erano deserte. 

    È stata la prima donna a unirsi alla federazione di corsa automobilistica palestinese, nel 2005. “Ho detto loro che avrei continuato a pilotare, che gli piacesse o meno.” E così ha fatto.

    Quando altre donne si sono unite alla federazione, con il passare degli anni, sono diventate una presenza fissa nel mondo delle corse automobilistiche – sport sempre più popolare nel Paese. 

    Nella foto qui sotto, Betty Saadeh, membro della prima squadra automobilistica femminile palestinese. Credit: The Guardian

    Anche il direttore sportivo del gruppo, Maysoon Jayyusi, è una donna. Originaria di Gerusalemme, Maysoon ha detto di essersi appassionata alle gare automobilistiche a causa delle lunghe ore trascorse tra il traffico e i posti di controllo stradali in Cisgiordania. 

    “Quando abbiamo cominciato a gareggiare ci guardavano come se fossimo alieni arrivati dallo spazio”, ha detto Maysoon. “Ma non ci siamo lasciate intimorire. Abbiamo dimostrato di essere in grado di competere con gli uomini, e adesso abbiamo anche dei fan, che ci incoraggiano e sponsorizzano”.

    Nella foto qui sotto, il pubblico assiste a una gara automobilistica in Palestina. Credit: The Guardian 

    La corsa automobilistica è uno sport estremamente caro. Oltre all’acquisto delle macchine, infatti, vanno inclusi nei costi da sostenere per praticarlo anche la continua manutenzione dei veicoli, le riparazioni, e ovviamente l’allenamento dei piloti. Per questo, nonostante i sacrifici economici delle loro famiglie, le Speed Sisters non possono permettersi l’acquisto di veri e propri veicoli da corsa, e sono costrette a modificare normali macchine da strada per gareggiare contro le squadre maschili.

    Inoltre in Cisgiordania, dove la squadra vive e si allena, non sono presenti circuiti per corse automobilistiche. Anche in questo caso, le squadre sono costrette ad arrangiarsi per riuscire a gareggiare tra loro, utilizzando per le corse del weekend piazze del mercato e piste d’atterraggio inutilizzate.

    Qui sotto, il video del trailer di Speed Sisters, il documentario di Amber Fares.

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