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    Moni Ovadia a TPI: “Israele non ha mai voluto la pace”

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 18 Mag. 2021 alle 17:04 Aggiornato il 5 Ago. 2021 alle 21:04

    La nuova escalation di tensione tra Israele e Palestina ha prodotto il triste bilancio di 212 morti, tra cui 61 bambini, sulla striscia di Gaza. Le istituzioni internazionali e l’Europa rimangono in silenzio, la stampa è molto allineata e appiattita sulla narrazione di quella che è la questione più complessa del Medio Oriente e, in Italia, la politica fatica a riconoscere l’oppressione israeliana nei confronti dei palestinesi. Per cercare di fare chiarezza, abbiamo intervistato l’attore, scrittore e musicista di origini ebraiche Moni Ovadia durante la diretta di TPI “Attacco a Gaza”.

    Ci sono parole giuste e parole sbagliate per descrivere quello che sta succedendo a Gaza?
    “Non si può affrontare questa questione in modo neutrale, i partigiani starebbero oggi dalla parte dei palestinesi. Io sono ebreo. I miei genitori hanno portato anche loro la stella gialla dell’ebraismo e hanno rischiato la deportazione. Ma proprio dall’ebraismo ho imparato a stare sempre a fianco degli oppressi. Israele ha occupato terre palestinesi e da allora viola sistematicamente tutte le risoluzioni internazionali. Opprime, devasta le case palestinesi, sradica gli ulivi, ruba l’acqua, ruba la terra. Ha portato 700mila coloni ebrei nelle terre che appartengono allo Stato di Palestina. Quindi questo rende evidente che Israele non vuole la pace, ma vuole costringere i palestinesi ad una vita di elemosine, senza dignità nazionale, senza sovranità e senza diritti. Tenete conto che Gerusalemme est, secondo la legge internazionale, dovrebbe essere la futura capitale dell’eventuale Stato di Palestina. Mentre gli israeliani la rivendicano come capitale unica dello Stato di Israele. Ed è proprio da lì che sono iniziati gli ultimi scontri”.

    Tutto parte da una cesura che c’è, dalle notizie che arrivano in Europa. Tante violazioni dei diritti umani sistematiche non vengono neanche raccontate. Gli stessi rapporti di Human Right Watch o Amnesty International se sono su Hong Kong o un’altra parte del mondo diventano prime pagine, se invece si tratta di Palestina no. Perché esattamente?
    “La censura negli ultimi anni è peggiorata. L’omologazione nei confronti del governo di Israele è a dei livelli allarmanti. Le parole aprteid, pulizia etnica, etnocidio non sono state usate da gente che è fuori Israele, ma da ebrei e da israeliani. Israele non è un monolite, esiste un’opposizione minoritaria. Ma il fatto che sia minoritaria significa che non si debba esprimere. In una democrazia tutte le minoranze dovrebbero esprimersi liberamente. Bisogna andare nei territori per capire che c’è stato uno stillicidio e una repressione enorme nei confronti dei palestinesi. Tutto il mainstream dell’informazione nell’Occidente è embedded. Sulla volontà degli Usa soprattutto, che sono schierate solo per Israele”.

    Quanto c’entra la religione con l’acuirsi di questo conflitto?
    “C’entra, eccome. Perché i fanatici religiosi sionisti accanto a Benjamin Netanyahu si appellano al diritto biblico di appartenenza alla terra biblica. E questo è terrificante, perché vuol dire fregarsene del diritto internazionale”.
    Come sta reagendo la comunità internazionale a questa ultima esclation, secondo te?
    “La comunità internazionale tace perché è una comunità internazionale vile, appiattita su Israele che ricatta il mondo occidentale con la strumentalizzazione della Shoah. Bisogna dirlo: Netanyahu pende una gravissima accusa di corruzione, se lui scende dalla carica di primo ministro, lui va in galera. E’ tipico della sua strategia: continuare a provocare tensioni”.

    In Italia, addirittura, si ritrovano a manifestare nella stessa piazza pro Israele il Pd di Enrico Letta e la Lega di Matteo Salvini. Cosa ne pensi?
    “Credo che siamo davanti alla classe politica più cieca e mediocre mai avuta. Che non sa nemmeno cosa succede a Gaza, altrimenti non manifesterebbe per Israele”.

    Quale era la situazione a Gaza prima degli attuali raid?
    “E’ stato detto che Israele si è ritirata da Gaza. Certo, è vero che ha rimosso i circa 112mila coloni. Il problema è che poi ha sigillato Gaza. Ora Gaza è una gabbia, una scatola di sardine. Un territorio che l’Onu ha dichiarato inabitabile. Non solo: lo spazio terrestre, marino e quello aereo sono tutti controllati da Israele. Lo stesso vale per l’acqua e l’energia. Questo significa aver liberato Gaza? L’assedio è un atto di guerra, lo è sempre stato”.

    L’Onu sta premendo per un cessate il fuoco. Israele cosa propone?
    “Israele non ha mai fatto una proposta di pace: sì, c’è stata solo la proposta di Oslo, a cui aderì Rabin, ma gli israeliani non hanno una costituzione e non hanno mai stabilito i loro confini. Vorrei dirlo chiaro e tondo: Israele non ha mai voluto la pace”.

    ***In apertura dell’articolo trovate la diretta Instagram TPI completa. Ospiti: Moni Ovadia e Insaf Dimassi, attivista per i diritti umani e mediatrice culturale. Moderatrice dell’evento è Veronica Di Benedetto Montaccini.

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