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    Quali sono i “paesi di merda” citati da Trump e perché li ha definiti così?

    Il presidente statunitense Donald Trump. Credit: Afp

    Il presidente statunitense durante una riunione allo Studio Ovale ha usato questa espressione definita da un portavoce delle Nazioni Unite come "scioccante", "vergognoso" e "razzista"

    Di Gianluigi Spinaci
    Pubblicato il 12 Gen. 2018 alle 12:59 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:25

    Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito El Salvador, Haiti e gli stati africani come paesi “di merda”.

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    Trump si è scagliato contro gli immigrati durante una riunione allo Studio Ovale con uno sfogo che un portavoce delle Nazioni Unite ha poi definito come “scioccante”, “vergognoso” e “razzista”.

    “Perché stiamo facendo venire qui tutte queste persone dai paesi di merda?” è la domanda di Trump formulata ai legislatori durante i colloqui per definire un accordo sull’immigrazione.

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    Apparentemente si riferiva ad Haiti, al Salvador e ai paesi africani. La Casa Bianca non ha rilasciato alcuna smentita sul fatto.

    Nelle ultime settimane, l’amministrazione Trump ha cercato di limitare il numero di familiari di immigrati che possono entrare negli Stati Uniti.

    Leggi anche: Trump vuole espellere dagli Stati Uniti 263mila immigrati di El Salvador

    L’uscita di Trump è giunta durante la visita dell’11 gennaio da parte dei deputati e senetori dei due schieramenti per cercare di trovare un accordo bipartisan sull’immigrazione.

    Secondo i media statunitensi, il senatore democratico Richard Durbin aveva appena discusso dei permessi di residenza temporanea degli Stati Uniti concessi a cittadini di paesi colpiti da disastri naturali, guerre o epidemie.

    Trump avrebbe detto che gli Stati Uniti dovrebbero invece accogliere immigrati provenienti da paesi come la Norvegia.

    “Perché abbiamo bisogno di più haitiani?” avrebbe detto il presidente statunitense.

    Il senatore repubblicano della Carolina del Sud,Lindsey Graham, era presente alla riunione alla Casa Bianca, ma non ha voluto commentare l’insulto del presidente.

    “Alcuni politici di Washington scelgono di combattere per paesi stranieri, ma il presidente Trump combatterà sempre per il popolo americano”, ha detto in una dichiarazione la portavoce della Casa Bianca Raj Shah.

    “Come altri paesi che hanno un’immigrazione basata sul merito, il presidente Trump sta lottando per soluzioni permanenti che rendano il nostro paese più forte accogliendo coloro che possono contribuire alla nostra società, far crescere la nostra economia e assimilare la nostra grande nazione”.

    “Rifiuterà sempre misure transitorie temporanee, deboli e pericolose che minacciano la vita degli americani che lavorano sodo, e vanno contro gli immigranti che cercano una vita migliore negli Stati Uniti attraverso un percorso legale”.

    Il portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani Rupert Colville ha dichiarato: “Se dovessero essere confermati, questi commenti del presidente degli Stati Uniti sono scioccanti e vergognosi, mi dispiace ma non c’è altra parola per questo se non “razzista””.

    Colville ha continuato dicendo che tali commenti, quando inseriti nel contesto di altre osservazioni del presidente sui messicani o sulla violenza a Charlottesville, vanno “contro i valori universali per i quali il mondo ha lottato” dalla fine della Seconda Guerra Mondiale , aprendo “la porta al lato peggiore dell’umanità”.

    Negli Stati Uniti, la National Association for the Advancement of Coloured People (NAACP) ha accusato il presidente di cadere “sempre più in profondità nella tana del coniglio del razzismo e della xenofobia”.

    Mia Love, una repubblicana dello Utah e unica haitiano-americana al Congresso, ha chiesto a Trump di scusarsi per i commenti “scortesi, divergenti, elitari”.

    Elijah Cummings, parlamentare democratico del Maryland, ha scritto su Twitter: “Condanno questa dichiarazione imperdonabile e questo avvilimento dell’ufficio della Presidenza”.

    Un altro parlamentare democratico nero, Cedric Richmond, ha dichiarato che i commenti di Trump “sono un’ulteriore prova del fatto che il suo programma Make America Great Again è davvero un manifesto del Make America White Again”.

    Un funzionario di Trump ha detto alla CNN: “Anche se questo potrebbe infastidire Washington, i membri dello staff prevedono che il commento riscuoterà successo nella sua base, proprio come i suoi attacchi ai giocatori della NFL che si inginocchiano durante l’inno nazionale non lo alienano”.

    Il Washington Post ha riportato notizia con la parola “shithole” nel titolo e nell’allert che il giornale invia agli smartphone dei propri follower.

    Sulle televisioni statunitensi, alcune emittenti davano avvertimenti sui contenuti o evitavano di dire la parola del tutto.

    Fox News ha usato degli asterischi per oscurare la parola offensiva nella parte inferiore dello schermo, ma CNN e MSNBC l’hanno riportata letteralmente.

    In tutto il mondo, i giornalisti che hanno dovuto tradurre il termine in altre lingue, si sono interrogati su come tradurre le parole di Trump.

    In Francia, titoli mettono in evidenza l’espressione “pays de merde”, omettendo la parola “buco”.

    In spagnolo è stato utilizzato il termine “países de mierda”, simile alla traduzione francese, e “países de porquería”, che significa “paesi spazzatura”.

    In tedesco è stato usato “Drecksloch”, che letteralmente significa buco sporco, ma come la parola usata da Trump è considerata volgare.

    In Olanda, un giornale usava come titolo “achterlijk” che significa arretrato.

    In giapponese, è stata usata una parola che si traduce come “toilette all’aperto”.

    In portoghese, alcuni hanno scelto una parola che si traduce come “porcile”, mentre altri traducevano letteralmente la citazione.

    Secondo quanto riferito, i parlamentari presenti all’incontro hanno proposto il ripristino dei cosiddetti permessi di status di protezione temporanea (TPS) per alcuni paesi, consentendo ai residenti di restare negli Stati Uniti in quanto i loro stati d’origine non sono per loro al momento sicuri.

    In cambio, avrebbero messo sul piatto 1,5 miliardi di dollari per la costruzione del muro al confine con il Messico.

    Questa settimana l’amministrazione Trump ha annunciato che stava ritirando i TPS di oltre 200mila persone provenienti da El Salvador.

    La decisione obbliga i salvadoregni, che vivono negli Stati Uniti da quasi trent’anni, di cercare una residenza legale entro un anno oppure affrontare la possibile deportazione.

    Avevano ottenuto la residenza provvisoria negli Stati Uniti dopo che un terremoto aveva devastato il paese centroamericano nel 2001.

    Ma il Dipartimento di Stato ha detto che molte infrastrutture danneggiate dal sisma sono state riparate.

    I permessi TPS sono già stati ritirati agli haitiani e ai nicaraguensi.

    Centinaia di migliaia di migranti sono ora costretti ad affrontare la possibile deportazione dagli Stati Uniti.

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