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    Oro al ribasso

    In una settimana l’oro è diventato l’investimento da evitare: cosa significa?

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 18 Apr. 2013 alle 07:09 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 11:45

    Il metallo nobile per eccellenza ha perso definitivamente il suo status d’investimento infallibile, dopo che una crescita durata ben 12 anni si è arrestata di colpo questa settimana, registrando il maggiore crollo degli ultimi 30 anni. Lunedì scorso il prezzo dell’oro è sceso del 9,1 per cento, un record dal 1983 a oggi; arrivando a un livello addirittura del 40 percento inferiore al picco, registrato nel settembre 2011, di 1474 euro l’oncia.

    Come interpretare la fine di una febbre durata dodici anni? Sicuramente le quotazioni raggiunte erano da tempo diventate insostenibili, in relazione ai valori storici, e una correzione sarebbe dovuta arrivare prima o poi. Più precisamente però, c’è anche da considerare il carattere peculiare dell’oro, considerato da chi ci investe denaro un bene rifugio. Significa che un investimento in oro dovrebbe garantire di non perdere valore in seguito a inflazione, promettendo di proteggere i risparmi in caso di un aumento generalizzato dei prezzi in grado di erodere il potere d’acquisto degli individui. Ciò che invece non accade nel caso, ad esempio, di un investimento in comuni titoli di Stato (esistono anche quelli indicizzati all’inflazione ma non è la norma).

    In realtà la crisi che attraversa il globo da cinque anni a questa parte non ha mai dato luogo a un’inflazione eccessiva. Anzi, negli ultimi anni le economie depresse dei Paesi avanzati hanno visto l’inflazione tendere sempre più al ribasso. Si sono perciò rivelate infondate le paure di chi tramite l’oro intendeva proteggersi dall’azione delle banche centrali, intente ovunque a “stampare moneta” per affrontare la crisi. Gli aderenti a movimenti come quello libertario statunitense, molto legati all’idea di una moneta forte e alla stabilità dei prezzi, non hanno mai visto confermate le loro profezie nefaste. Lo stesso Ron Paul, capo spirituale dei libertari americani, a quanto risulta, negli ultimi sei mesi ha perso all’incirca un milione di dollari sui suoi investimenti, molto esposti ai metalli preziosi.

    Il crollo dell’oro ha un alto valore simbolico, come sottolineato da diversi osservatori: dimostra l’infondatezza delle numerose teorie più o meno strampalate che hanno messo in forte dubbio la capacità dei governi di rispondere alla crisi. Come affermato dal blogger Pawel Morski l’oro serve a coprire da qualcosa in più della sola inflazione: è una garanzia contro il collasso dell’intero sistema economico. L’idea è che il metallo prezioso abbia un valore che possa essere riconosciuto a prescindere dall’esistenza di un ente centrale che ne garantisca il corso. I fatti di questi giorni testimoniano invece una maggiore fiducia nei sistemi economici in generale, speriamo a ragione.

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