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    L’opposizione britannica ha una nuova strategia per fermare i conservatori

    Per le elezioni dell'8 giugno 2017 in alcune circoscrizioni gli schieramenti laburisti, liberaldemocratici e verdi vogliono usare il voto tattico contro i tories

    Di Maurizio Carta
    Pubblicato il 16 Mag. 2017 alle 15:01 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:16

    Per riuscire a combattere lo strapotere dei conservatori nel Regno Unito sta sempre più prendendo piede l’ipotesi della cosidetta “progressive alliance”, un accordo trasversale per il “voto utile”. Questo mira a garantire il sostegno congiunto dei vari schieramenti d’opposizione all’alleato che ha più probabilità di battere l’avversario del partito conservatore in quella determinata circoscrizione.

    Sembra infatti che, nonostante i vertici nazionali dei maggiori partiti antagonisti (laburisti e liberal-democratici) non supportino apertamente l’alleanza, in diversi collegi elettorali i partiti rinunceranno a candidare un loro membro per far confluire il consenso verso il candidato che ha una maggiore possibilità di vittoria – anche se appunto di un altro schieramento. 

    Con i sondaggi che prevedono un quasi plebiscito a favore dei conservatori nella prossima tornata elettorale dell’8 giugno, il “Progressive Alliance Movement” vuole tentare di limitare i danni. Nella circoscrizione di South West Surrey, dov’è candidato un pezzo grosso del partito conservatore – Jeremy Hunt, attuale Ministro della salute –  i laburisti, i liberal-democratici, e i verdi hanno fatto un passo indietro per consentire al candidato prescelto di poter avere più spazio e provare a battere il conservatore nella corsa al seggio.

    La scelta è ricaduta su Louis Irvine, che nel 2015 prese un dignitoso 8,5 per cento. Irvine fa parte del partito National Health Action che ha fatto del miglioramento del sistema sanitario nazionale la propria bandiera. La decisione nella circoscrizione di South West Surrey potrebbe essere la prima di molte in cui si sceglie la strada del voto tattico. 

    Nonostante a livello nazionale non se ne faccia menzione – e addirittura si escluda a priori – nelle periferie dove sono attive le basi del partito l’iniziativa pare avere successo. 

    Fra i maggiori promotori di questa strategia per contenere lo strapotere dei tories, un ruolo da protagonista lo sta facendo il Green Party, che pare stia sacrificando oltre trenta candidature in seggi in cui è davvero improbabile portare a casa il successo. Caroline Lucas, una delle due co-leader, invita apertamente tutti i partiti che si muovono nell’area di sinistra a supportare il progressive alliance movement. Della stessa lunghezza d’onda il gruppo di pressione Compass, appartenente all’orbita del Labour party, che sempre di più crede nell’alleanza tattica di contenimento e nel voto utile.

    Attivissimo sul territorio, oltre che sui social, il Progressive Alliance Movement si starebbe concentrando su un totale di ben 97 seggi.

    Il sistema elettorale britannico, il noto “first past the post”, prevede che ogni circoscrizione premi con il seggio il candidato che ha ottenuto la maggioranza dei voti. Il Regno Unito è composto da 650 circoscrizioni che assegnano altrettanti seggi della Camera dei comuni, l’unica elettiva. Questi sono così ripartiti: 533 in Inghilterra, 59 in Scozia, 40 in Galles e 18 in Irlanda del Nord. 

    Si tira fuori a priori da questa manovra tattica lo Scottish National Party di Nicola Sturgeon, capace di aggiudicarsi ben 56 seggi su 59 nelle elezioni del 2015. L’Snp dovrebbe ripetersi stando ai sondaggi, seppur con qualche piccola perdita, ma pare che nel suo feudo naturale non abbia concorrenti tali da poterlo impensierire seriamente. 

    I sondaggi, al momento, vedono largamente in testa il partito conservatore dell’attuale premier Theresa May che pare avviarsi a una maggioranza da record, con pronostici che vedono il primo concorrente, il partito laburista, con un distacco che sfiora il 20 per cento.

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