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    Quando Israele trasferì 14mila ebrei etiopi in 36 ore

    Di TPI
    Pubblicato il 29 Gen. 2018 alle 11:19 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:12

    Era il 1991, e dopo 14 anni al potere il regime comunista etiope di Menghistu Hailè Mariam si avvicinava alla fine, a causa soprattutto delle vittorie militari dei ribelli eritrei e tigrini nel nord del paese. Questo fatto destava numerose preoccupazioni in tutto il mondo, ma in modo particolare in Israele.

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    L’Etiopia infatti ospita un’importante e antica comunità di ebrei, i cosiddetti Falascià, noti anche come Beta Israel. Essi sono ritenuti gli eredi della tribù di Dan, ed erano circa alcune decine di migliaia di persone. Negli anni ’80, quando l’Etiopia fu colpita da una dura carestia, molti di loro chiederà l’Aliyah, il diritto che lo stato di Israele garantisce a ogni ebreo del mondo di ottenere la cittadinanza israeliana e trasferirsi nel paese.

    Alcune migliaia di loro vennero portati in Israele non attraverso i canali migratori tradizionali, ma da due operazioni messe in campo dall’esercito israeliano: l’operazione Moses e l’operazione Joshua, che consistettero nel prelevare fisicamente gli ebrei etiopi dal Sudan, dove si erano trasferiti in fuga dall’Etiopia, e portarli nel paese.

    Il timore del tracollo delle istituzioni eritree e dei rischi che avrebbero corso i Beta Israel portò il governo israeliano a decidere di mettere in piedi una nuova operazione simile alle due compiute durante gli anni ’80. Dal momento che il regime di Menghistu non aveva reso per nulla semplice agli ebrei etiopi emigrare in Israele, la crisi del suo governo diveniva una situazione favorevole per permettere a Israele di mettere in campo una nuova operazione, l’operazione Salomone.

    Il 24 maggio Israele mise in campo una clamorosa azione per portare nel proprio territorio ben 14.325 ebrei etiopi. In 36 ore, 34 aerei israeliani, tra cui velivoli dell’esercito e aerei commerciali della compagnia di bandiera El Al, compirono una serie di viaggi senza sosta per trasportare gli ebrei etiopi.

    Per rendere possibile il trasferimento, gli aerei civili furono svuotati di sedili e altro permettendo di portare un numero più alto di passeggeri. All’interno di ogni velivolo erano presenti medici per assistere i passeggeri in precarie condizioni di salute e assistere donne incinte. Durante i trasferimenti, infatti, nacquero almeno cinque bambini.

    Questo fatto portò a registrare il record di passeggeri all’interno di un volo civile: ben 1.122 a bordo di un Boeing 747 dell’El Al.

    Oggi in Etiopia vivono ancora circa 4mila Beta Israel.

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