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    Per l’Onu c’è il rischio di un massacro ad Aleppo est

    Mentre le forze fedeli al regime di Assad hanno ormai quasi ottenuto la vittoria sui ribelli, si diffonde il timore che siano commesse atrocità contro i civili

    Di TPI
    Pubblicato il 13 Dic. 2016 alle 10:00 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:57

    Le forze che combattono al fianco del presidente siriano Bashar al-Assad – le truppe regolari e le milizie supportate dall’Iran – hanno ormai il controllo di quasi tutti i quartieri orientali di Aleppo, nel nord della Siria, in precedenza in mano ai ribelli.

    La vittoria di Damasco è imminente. Nella giornata di lunedì 11 dicembre 2016 le difese di Aleppo est sono crollate sotto i violenti e ininterrotti bombardamenti. I ribelli sono ormai confinati a un fazzoletto di terra.

    Intanto, il portavoce dell’agenzia Onu per i diritti umani Rupert Colville ha dichiarato martedì 13 dicembre 2016 che le Nazioni Unite hanno ricevuto dei rapporti sull’uccisione di almeno 82 civili, incluse 11 donne e 13 bambini, da parte delle forze lealiste in quattro quartieri di Aleppo est.

    La città, un tempo il più florido centro commerciale della Siria, è divisa in due dal 2012. A fine settembre 2016, con l’avvio dell’ultima offensiva del regime, circa 250mila civili sono rimasti assediati all’interno dei quartieri ribelli, con i beni di prima necessità – cibo e medicinali – sempre più scarsi e sotto la presenza costante dei jet siriani e russi che, secondo alcune fonti, avrebbero sganciato barili bomba e bombe al cloro.

    La situazione è precipitata rapidamente negli ultimi giorni. Mentre alcuni residenti locali hanno affidato a Twitter e Facebook i loro ultimi messaggi scritti e video, è forte il timore che sia in corso un massacro.

    TPI ha provato a contattare le proprie fonti all’interno di Aleppo est per verificare quale sia la situazione sul terreno, ma non ha ancora ricevuto risposta. La connessione internet nell’area è irregolare.

    Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon si è detto preoccupato per le notizie, non verificate, di atrocità commesse contro i civili, incluse donne e bambini. Ha sottolineato il dovere di tutte le parti coinvolte di “proteggere i civili e rispettare il diritto umanitario internazionale e i diritti umani. Questa è in particolare responsabilità del governo siriano e dei suoi alleati”.

    “I governi della Siria e della Russia sono responsabili per ogni atrocità che le milizie vittoriose in Aleppo stanno commettendo in questo momento!”, ha scritto su Twitter il consigliere umanitario delle Nazioni Unite per la Siria Jan Egeland.

    Tra i civili rimasti ad Aleppo c’è il timore di essere arrestati e sparire nelle carceri dei servizi segreti del regime siriano.

    “Non posso andarmene perché faccio parte del personale medico e questo vuol dire che agli occhi del regime sono un terrorista”, racconta un infermiere al quotidiano britannico The Guardian.

    Un funzionario americano interpellato dalla Bbc ha spiegato che circa 50mila persone sono ancora intrappolate ad Aleppo est e che l’aeronautica russa sarebbe restia a concedere una pausa nei bombardamenti.

    Secondo Mosca, oltre 100mila civili sono stati sfollati a causa dei combattimenti e oltre 2mila ribelli si sono arresi. Diverse centinaia di persone, per la maggior parte civili, hanno perso la vita nel corso dell’ultimo mese.

    La vittoria del regime su Aleppo sarebbe un duro colpo per l’opposizione: Damasco avrebbe così il controllo delle quattro maggiori città del paese.

    Tuttavia, questo avvenimento non segnerebbe la fine del conflitto civile, cominciato nel 2011. Resta dubbia la capacità delle forze governative di mantenere il controllo dei territori riconquistati, nonostante l’intervento russo abbia consentito ad Assad di cambiare le sorti del conflitto e guadagnare terreno.

    Nel frattempo l’Isis ha riottenuto il controllo di Palmira, in una zona desertica centrale della regione, ricca di giacimenti di petrolio e gas, dalla quale era stata respinta a marzo 2016.

    Il giornalista siriano Abd al-Aziz al-Hamza, fondatore di Raqqa is being slaughtered silently, riferisce su Facebook che su Raqqa, capitale del sedicente Stato islamico in Siria, sono piovute bombe sulla popolazione civile. 

    Secondo al-Hamza, i jet russi hanno lanciato raid aerei che hanno ucciso 20 civili, ferendone circa 60.

    — LEGGI ANCHE: Ad Aleppo tutti aspettano solo il proprio turno di morire

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