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    Obama l’ambientalista

    Il presidente americano promette una nuova battaglia contro il riscaldamento globale

    Di Pietro Sala
    Pubblicato il 2 Lug. 2013 alle 06:47 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 11:44

    Durante il discorso del 19 giugno a Berlino, il presidente Obama aveva annunciato che gli Stati Uniti avrebbero finalmente concretizzato il tanto atteso giro di vite riguardo alla delicata questione del surriscaldamento globale, definito “una vera a propria minaccia globale dei nostri giorni, contro la quale, per il bene delle generazioni future, la nostra generazione deve formare un fronte compatto prima che sia troppo tardi”.

    Sei giorni dopo il suo intervento alla Porta di Brandeburgo, Obama ha comunicato alla platea della Georgetown University di Washington Dc il programma che avrà come fine ultimo l’abbassamento definitivo delle emissioni di anidride carbonica e di altri gas, considerati i maggiori colpevoli dell’innalzamento delle temperature globali. Secondo quanto riportato dal presidente, “I dodici anni più caldi nella storia del mondo sono tutti compresi negli ultimi quindici anni e il 2012 è stato l’anno più caldo nella storia degli Stati Uniti”.

    Oggi, ben il 40 per cento delle emissioni di anidride carbonica in America è prodotto dalle centrali elettriche. Di conseguenza, il primo passo che Obama intraprenderà sarà quello di aumentare e rendere più efficienti le attuali norme di verifica degli stabilimenti, vecchi e nuovi. Inoltre, il presidente – tramite le Environmental Protection Agency (Epa) – aumenterà i rapporti con stati federali, industrie e investitori, in modo tale da garantire un’effettiva diminuzione di CO2 nell’aria.

    In aggiunta ai nuovi regolamenti, Obama ha anche annunciato che la Casa Bianca promuoverà la crescita delle energie pulite, aumentando le concessioni di terre pubbliche ai progetti di centrali solari ed eoliche. Verranno stanziati inoltre sei miliardi di euro in prestiti federali per i progetti avanzati di sfruttamento delle energie fossili.

    Il primo banco di prova di questo programma è la costruzione di un nuovo – e contestato – gasdotto che trasporterà petrolio dal Canada agli Stati Uniti. Infatti, nonostante le trattative siano ben più che avviate, il presidente Obama ha ammonito che: “I dati netti sull’emissione di anidride carbonica del gasdotto Keystone determineranno pesantemente la buona riuscita di questo progetto”.

    Il settore dell’energia tuttavia garantisce milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti. Proprio su questo punto infatti si basa l’ostracismo dell’opposizione repubblicana, che considera il programma del presidente un grande rischio per l’economia del Paese e dei suoi lavoratori, poiché implicherebbe la chiusura di molte centrali elettriche. “Questo è ciò che hanno sempre detto, e ogni volta hanno avuto torto”, si è limitato a commentare Obama, aggiungendo che lo sviluppo di strutture per l’energia pulita porterebbero invece a un aumento dei posti di lavoro, sia nel settore meccanico che in quello tecnologico e di ricerca.

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