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    In Nuova Zelanda mancano i donatori di sperma

    Regole restrittive e una crescita nella domanda hanno causato la singolare scarsità di seme, portando a liste di attesa di due anni

    Di TPI
    Pubblicato il 15 Set. 2016 alle 17:57 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:23

    La Nuova Zelanda si trova in questo periodo ad affrontare una singolare situazione di scarsità di risorse.

    Quello che manca, e che causa liste d’attesa di 24 mesi, è lo sperma. La causa di questa singolare carenza è la combinazione di una crescita nella domanda e di nuove regole che scoraggiano i potenziali donatori.

    Nel 2004 il governo neozelandese ha introdotto una normativa che vieta le donazioni anonime di sperma e il pagamento di compensi.

    I donatori, infatti, ricevono unicamente un rimborso per i costi sostenuti, ma non gli viene riconosciuto nulla per il tempo che occorre tra test medici e consulti psicologici.

    Per legge, inoltre, il donatore deve essere disponibile a rivelare la propria identità al bambino nato grazie alla sua donazione al compimento del suo diciottesimo anno di età.

    Perciò, mentre gli uomini valutavano che era diventato troppo complicato donare il proprio seme, una crescita nella domanda, in particolare da parte di donne single o sposate con altre donne, ha causato l’attuale penuria di spermatozoi.

    Secondo John Peek, direttore della più grande clinica della fertilità della Nuova Zelanda, la Fertility Associates, sono almeno 320 le persone che inoltrano la richiesta per ottenere una donazione di sperma.

    Secondo Fiona McDonald, consulente di una clinica della fertilità di Auckland, la lunga attesa per ricevere il tanto agognato seme causa notevole stress alle famiglie che vorrebbero avere dei bambini e soprattutto a quelle donne che hanno già passato i 40 anni e sanno di non avere più, dal punto di vista biologico, molto tempo.

    Nel 2015, la Fertility Associates ha inseminato 300 donne con sperma donato. Di queste, il 35 per cento erano in coppie eterosessuali con un problema di infertilità maschile, il 25 per cento erano in coppie lesbiche e il 40 per cento donne single.

    Sempre lo scorso anno, il Comitato consultivo sulla tecnologia riproduttiva assistita (Acart) aveva suggerito al governo della Nuova Zelanda di acquisire sperma e ovuli all’estero, secondo le stesse regole che valgono per i donatori nazionali, come già fanno Australia e Inghilterra.

    In attesa che le cose cambino, molte donne neozelandesi hanno deciso di recarsi all’estero per procurarsi il seme, ma rimane un’opzione particolarmente costosa e piena di complicazioni.

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