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    Il cyberspazio è ufficialmente un nuovo settore di guerra per la Nato

    L’Alleanza atlantica ha annunciato che gli attacchi informatici potranno attivare l’articolo V, che prevede la difesa reciproca degli stati membri

    Di TPI
    Pubblicato il 15 Giu. 2016 alle 12:22 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:19

    Il cyberspazio è ufficialmente un nuovo “settore di guerra” della Nato. L’Alleanza atlantica ha infatti annunciato che i suoi stati membri considereranno Internet una zona operativa, tanto quanto l’aria, la terra e il mare.

    La dichiarazione ufficiale è stata rilasciata in seguito al meeting dei ministri della Difesa indetto martedì 14 giugno. Il cosiddetto Nuclear Planning Group si è riunito per discutere di deterrenza nucleare, ma anche di cyberspazio, definito in un comunicato “una vera e propria frontiera della guerra globale”.

    Trasformare il cyberspazio in un nuovo settore di guerra ufficiale significa che gli attacchi informatici potranno portare all’applicazione dell’articolo V del trattato Nato.

    L’articolo V prevede una risposta collettiva degli stati membri in caso di attacco nei confronti di uno degli alleati che, adesso, potranno contare sul supporto reciproco nella guerra contro gli hacker di potenze straniere e di gruppi terroristici.

    In precedenza, solamente gli attacchi di tipo tradizionale potevano attivare l’azione di difesa collettiva degli stati membri.

    Il segretario generale della Nato Jans Stoltenberg ha dichiarato che non bisogna considerare pericolose solo le forme classiche di offensiva. Infatti, il pericolo può arrivare anche via Internet: “Ormai, la maggior parte delle crisi e dei conflitti ha una dimensione informatica.Trattare il cyberspazio come una zona operativa ci permetterà di proteggere meglio le nostre missioni e operazioni”.

    Numerose fonti di intelligence hanno confermato che anche l’Isis sta sviluppando sempre più capacità informatiche, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini comuni.

    Nel 2011, la Nato ha adottato la sua prima policy di cyberdifesa. L’organizzazione si concentra sulla prevenzione, la capacità di recupero e la difesa delle risorse informatiche degli alleati.

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