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    La fuga dal carcere del più famoso e potente narcotrafficante messicano

    La sera del 12 luglio Joaquín Guzmán, noto con il soprannome di “El Chapo”, è riuscito a fuggire attraverso un tunnel da un carcere di massima sicurezza

    Di TPI
    Pubblicato il 13 Lug. 2015 alle 12:24 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:23

    Il più famoso e potente narcotrafficante messicano è evaso per la seconda volta da un carcere di massima sicurezza.

    Joaquín Guzmán, noto con il soprannome di “El Chapo” o “il tarchiato”, il 12 luglio è riuscito a fuggire attraverso un tunnel sotterraneo dal carcere di Altiplano. La prigione si trova nel sud del Paese, a circa 90 chilometri da Città del Messico.

    La fuga

    L’ultima volta che il prigioniero è stato visto erano le 9 di sera (ora locale) del 12 luglio e l’uomo si trovava vicino ai bagni del carcere. Da quel momento, non c’è più traccia di El Chapo nei video registrati dalle telecamere di sicurezza.

    In una conferenza stampa, il capo della Commissione di sicurezza nazionale ha detto che El Chapo è scappato attraverso un tunnel costruito sotto le docce del carcere, che aveva un’apertura di 50 centimetri quadri all’ingresso e si collegava a una scala che poi portava a una lunga galleria, dieci metri sotto terra.

    Il tunnel, costruito con materiali di buona qualità, si estende per oltre un chilometro e mezzo e ha un sistema di areazione e di illuminazione. La fuga del narcotrafficante era stata programmata nei minimi dettagli.

    Le autorità messicane hanno immediatamente lanciato una caccia all’uomo e hanno temporaneamente bloccato tutti i voli dal vicino aeroporto di Toluca. La polizia sta ora interrogando 18 guardie carcerarie che potrebbero essere complici della fuga di El Chapo.

    Qui sotto: l’ingresso del tunnel da cui è scappato El Chapo

    Il narcotrafficante più potente del mondo

    El Chapo è uno dei criminali più ricercati negli Stati Uniti, il narcotrafficante più potente al mondo, e figura anche tra le persone più ricche del pianeta. Secondo la rivista Forbes, nel 2012 il patrimonio di El Chapo ammontava a oltre 900 milioni di euro.

    El Chapo è a capo del cartello di Sinaloa, una rete di narcotrafficanti nota per la sua brutalità che opera soprattutto nel Messico e negli Stati Uniti, ma anche nel resto dell’America latina, in Europa e in Australia. Oltre al traffico di droga, il cartello è coinvolto in attacchi contro i civili, detenzioni ed esecuzioni extragiudiziali, sequestri e racket.

    Il cartello gestito da El Chapo controlla il 25 per cento della droga contrabbandata illegalmente dal Messico agli Stati Uniti. Secondo Forbes, ogni anno il giro di narcotraffico gestito da Sinaloa ha un valore di almeno 2,7 miliardi di euro.

    Il cartello è riuscito a diventare così potente grazie a una fitta rete di corruzione che coinvolge pubblici ufficiali e autorità locali. Ha inoltre attaccato duramente le altre gang criminali presenti in Messico, tra cui il cartello de Los Zetas, conquistando un mercato e un territorio sempre più vasti.

    El Chapo è riuscito anche a prendere in affitto un hangar del principale aeroporto di Città del Messico per commerciare la droga per via aerea e ha costruito numerosi tunnel sotterranei per rendere più semplice l’attraversamento della frontiera dal Messico agli Stati Uniti.

    Nell’analisi del sito Insight crime, che si occupa di narcotraffico in America latina, si legge che El Chapo “non ha una grande educazione formale, ma ha un dottorato nel traffico di droghe”.

    El Chapo era stato catturato per la prima volta in Guatemala nel 1993 ed era stato incarcerato in Messico. Durante il periodo di prigionia, “i suoi compagni del cartello di Sinaloa, Arturo e Hector Beltran Levya, gli portavano regolarmente valigie di contanti in carcere, in modo che El Chapo potesse corrompere gli ufficiali e continuare ad avere uno stile di vita opulento, mangiando cibi prelibati preparati apposta per lui e ricevendo le visite di sua moglie, delle sue ragazze e delle prostitute”, si legge nel sito Insight crime.

    Nel 2001 El Chapo scappò per la prima volta, nascondendosi nel cestello della biancheria sporca grazie all’aiuto di alcune guardie corrotte. Durante gli anni di latitanza divenne il narcotrafficante più potente del mondo.

    Fu poi catturato nuovamente nel febbraio del 2014. Al momento dell’arresto, sulla sua testa pendeva una taglia da 4,5 milioni di euro. La sua ultima fuga ha umiliato il governo, che – dopo la prima evasione – aveva detto che un episodio simile non si sarebbe mai ripetuto.

    Le conseguenze della fuga di EL Chapo

    Secondo l’analisi di Insight crime, la fuga del narcotrafficante avrà gravi conseguenze sul piano politico più che su quello della sicurezza. Il presidente messicano Enrique Peña Nieto, al governo dal dicembre del 2012, ha infatti basato la sua campagna elettorale e la sua propaganda politica sul successo della lotta al narcotraffico.

    Durante il suo mandato, grazie a un miglior coordinamento delle forze di sicurezza del Paese, sono stati arrestati importanti narcotrafficanti. La fuga di El Chapo potrebbe far dimenticare questi successi e far diminuire ulteriormente il sostegno di cui gode il presidente, la cui reputazione fu duramente messa alla prova il 26 settembre 2014, quando 43 studenti scomparvero a Iguala, nel sud ovest del Messico.

    Nella scomparsa e l’uccisione degli studenti, che si stavano recando a una protesta, sono coinvolti non solo gruppi criminali messicani, ma anche autorità locali e pubblici ufficiali.

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