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    E se essere multitasking non fosse così positivo come sembra?

    Alcuni studi evidenziano che chi si dedica a diverse attività contemporaneamente è incline a perdere più facilmente l'attenzione e la memoria di quello che ha fatto

    Di TPI
    Pubblicato il 25 Mag. 2017 alle 13:17 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 01:05

    Nonostante gestisca un laboratorio di psicologia e neuroscienze alla Stanford University, in California, Anthony Wagner non ha mai posseduto uno smartphone. Ha comprato il suo primo telefono cellulare l’anno scorso, ma solo per essere raggiungibile da sua moglie.

    Questo comporta svantaggi e vantaggi: Wagner non ha accesso costante all’informazione e si perde molto più spesso rispetto a chi usa il Gps. Tuttavia, quando osserva i suoi figli fare ginnastica o andare sullo skateboard, non avverte il bisogno di controllare Twitter o la sua email personale.

    Wagner e colleghi hanno mostrato che il cosiddetto multitasking – dedicarsi a più attività contemporaneamente – non solo opprime le nostre menti, ma riduce la capacità di ricordare gli eventi delle nostre vite. Ma c’è ancora speranza: quando si parla di multitasking si studiano in realtà memoria e attenzione, che posso essere entrambe mantenute in allenamento.

    Le ricerche di Wagner evidenziano che chi è più multitasking è incline a perdere più facilmente l’attenzione rispetto all’obiettivo che deve raggiungere. “Se non mantieni l’attenzione sul tuo obiettivo, è più probabile che lasci interferire informazioni irrilevanti rispetto all’obiettivo stesso”, afferma lo scienziato.

    Ulteriori studi confermano che chi dichiara di passare costantemente da uno schermo all’altro, ha maggior difficoltà nel ricordare contemporaneamente più elementi.

    Secondo Wagner, la ridotta memoria a lungo termine deriverebbe dalla mancanza di attenzione. “È il mero atto di selezione dell’attenzione a determinare ciò di cui siamo coscienti”, afferma. “Ecco perché possiamo avere la medesima conversazione o vivere lo stesso evento e conservarne memorie differenti”.

    La diversa attività cerebrale tra chi è più o meno multitasking è stata confermata da uno studio del 2016, da cui è emerso che i cosiddetti heavy multitasker esercitano maggior sforzo per concentrarsi rispetto ai light multitasker.

    Tuttavia, la relazione causale tra multitasking e il maggior sforzo di attenzione deve essere ulteriormente comprovata. Wagner ritiene che le conseguenze indotte dal multitasking sull’attività cognitiva possano essere bilanciate dalla meditazione. Mentre il primo richiede un’attenzione distribuita, la seconda induce a focalizzarsi su un oggetto in particolare e per un tempo prolungato.

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