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    Morto l’ostaggio italiano in Nigeria

    Il gruppo islamista Ansaru ha ucciso gli ostaggi catturati a Jamaare, in Nigeria. Tra cui anche l'italiano Silvano Trevisan

    Di Michele Teodori
    Pubblicato il 11 Mar. 2013 alle 06:59 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:51

    La Farnesina ha confermato ieri l’uccisione dell’ostaggio italiano Silvano Trevisan in Nigeria, dopo che il corpo del tecnico è stato riconosciuto in un video caricato su Youtube. La sua morte e quella degli altri sei ostaggi è stata definita “un atroce atto di terrorismo”.

    L’ingegnere Silvano Trevisan, 69 anni, era stato rapito insieme ad altri 6 colleghi (un greco, un britannico, tre libanesi e un filippino) il 16 febbraio scorso, nel nord della Nigeria, a Jamaare, nello stato di Bauchi. Erano tutti dipendenti dell’impresa di costruzioni libanese Setraco.

    La notizia dell’assassinio degli ostaggi era inizialmente apparsa sul sito del gruppo estremista islamico Ansaru, una costola dei jihadisti di Boko Haram accusata di centinaia di omicidi contro la comunità cristiana in Nigeria. Il gruppo terroristico Jama’atu Ansarul Muslimina Fi Biladis-Sudan, noto come Ansaru, è una scheggia nata dalla divisione dal più grande gruppo islamico Boko Haram, che ha ucciso più di 1.500 persone dal 2009.

    Guidati dal poco conosciuto Abu Ussamata al-Ansary, il gruppo persegue la protezione dei musulmani in Africa Nera. Mentre Boko Haram ha l’obiettivo di destabilizzare il governo nigeriano, minando la sua capacità di garantire la sicurezza della nazione più popolosa dell’Africa, Ansaru sembra determinato a trascinare i governi stranieri in un altro conflitto interno rapendo e uccidendo gli stranieri.

    La motivazione dell’esecuzione dei 6 ostaggi sarebbe stata un presunto tentativo congiunto di forze nigeriane e inglesi di liberare i sette uomini.

    Ma la Farnesina ha smentito queste voci, dicendo che nessun intervento militare volto a liberare gli ostaggi è mai stato tentato da parte dei governi interessati, per i quali l’incolumità dei loro cittadini tenuti sotto sequestro è sempre stata la priorità assoluta.

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