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    È morto David Bowie

    Abbiamo selezionato 10 tra i pezzi più rappresentativi del Duca Bianco. L'uomo che cadde sulla terra oggi è tornato fra le stelle

    Di Guglielmo Latini
    Pubblicato il 11 Gen. 2016 alle 11:15 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:29

    L’8 gennaio 2016 aveva compiuto 69 annimentre in tutto
    il mondo usciva il suo ultimo, sorprendente album, 
    Blackstar, segno di una vena creativa mai spenta nonostante il
    ritiro a vita privata da ormai più di dieci anni a questa parte.

    Poi, tre giorni più tardi, la notizia improvvisa, sconvolgente: Bowie si è
    spento domenica 10 gennaio dopo una battaglia con il cancro durata diciotto mesi, secondo quanto riferiscono
    i suoi profili social ufficiali, e come conferma anche suo figlio Duncan Jones,
    affermato regista.

    La sua vita è stata una lunga, ininterrotta mutazione in
    mille forme diverse, dagli inizi come hippie
    con chitarra acustica agli eccessi androgini di Ziggy Stardust, dalle
    sperimentazioni futuristiche di Low e
    Heroes fino al raffinato pop da
    classifica di Let’s Dance.

    Ogni nuovo
    album una nuova immagine, per ogni epoca un Bowie diverso, ma sempre
    interessato a superare i confini del suo passato, fino all’ultimo album uscito
    pochi giorni prima della morte.

    Per ricordare e celebrare una carriera tanto eclettica e
    straordinaria, abbiamo selezionato dieci tra le canzoni
    epocali del Duca Bianco.

    SPACE ODDITY (1969)

    La storia senza lieto fine del Maggiore Tom e del suo
    viaggio nello spazio, scelta per fare da colonna sonora all’allunaggio della
    missione Apollo nel 1969, portò per la prima volta al successo il giovane
    Bowie, ancora semisconosciuto. Bowie incise anche una versione
    in italiano del pezzo, intitolata Ragazzo
    solo, ragazza sola
    , con testo scritto da Mogol, tornata di recente all’onore
    delle cronache grazie all’inserimento nella colonna sonora di Io e te di Bernardo Bertolucci.

    CHANGES (1971)

    Dall’album del 1971 Hunky
    Dory
    , una delle melodie più belle di Bowie e un manifesto per tutta la sua
    carriera, con il verso-simbolo “il tempo potrà cambiarmi, ma io non posso
    inseguire il tempo” e la rivendicazione del cambiamento come motore della vita.

    LIFE ON MARS? (1971)

    Una ballata che a partire da un lieve accompagnamento
    pianistico diventa un’esplosione di suoni orchestrali, a punteggiare una melodia
    senza tempo. Bowie si chiede se “c’è vita su Marte”, e il suo prossimo cambio
    di direzione sarà proprio incentrato sul Pianeta Rosso, grazie 
    all’invenzione del gruppo alieno Ziggy Stardust and the Spiders from Mars.

    STARMAN (1972)

    Quando il pubblico di giovani inglesi si ritrovò davanti al
    televisore per una puntata di
    Top of the
    Pops
    nel 1973, vide in molti casi per la prima volta una strana figura dall’acconciatura bizzarra, il volto pallido, una chitarra blu e vestiti che sembravano usciti da
    un altro pianeta. Era infatti un “uomo delle stelle”, battezzato Ziggy
    Stardust, quello che Bowie stava interpretando, e che per un paio d’anni fu il
    suo alter ego sul palco, in grado di rompere ogni barriera di genere e di
    aprire la strada al successo del
    glam
    rock
    .

    REBEL REBEL (1974)

     

    Uno dei più grandi successi di Bowie, dato alle stampe nel
    1974 e ancora una volta 
    all’insegna della confusione sessuale e della
    ribellione contro la morale imperante. La madre del protagonista del pezzo “non
    sa bene se il figlio sia un ragazzo o una ragazza”, ma Bowie ci tiene a dire
    che insieme “hanno un aspetto divino” nonostante gli sguardi sconcertati degli
    altri.

    HEROES (1977)

    Il Bowie del 1977 è un uomo diverso, che ha lasciato da
    parte i capelli tinti di rosso e si è ricostruito una vita a Berlino, 
    all’epoca ancora divisa in due. Nella capitale tedesca Bowie produce tre album che
    saranno poi ricordati come la “trilogia berlinese”, e qui dà alla luce anche
    una delle sue canzoni più immortali, quella
    Heroes
    che, disse, fu ispirata dalla vista di due innamorati intravisti mentre si
    baciavano sotto l’ombra del Muro.

    LET’S DANCE (1983)

    Nel 1983 Bowie non è al massimo della popolarità, e i suoi ultimi
    dischi, spesso sperimentali, non hanno avuto il successo sperato in classifica.
    Tutto questo cambia quando la rockstar, apparentemente in declino, tira fuori
    un nuovo colpo di coda, con il pop raffinato e ballabile di 
    Let’s Dance,
    e una nuova immagine da divo ormai maturo, ripulito e per tutti i palati, in
    grado di invadere per anni le frequenze di MTV con i suoi videoclip.

    UNDER PRESSURE (1981)

    Nel 1981, periodo in cui Bowie risiede in Svizzera, una
    visita fortuita allo studio in cui stanno registrando i Queen porta alla
    registrazione del duetto più famoso del Duca Bianco, che intreccia la sua voce
    a quella di Freddie Mercury per una collaborazione entrata nella storia della
    musica. Bowie riprenderà il pezzo dal vivo allo stadio di Wembley nel 1992
    durante il
    Freddie Mercury Tribute,
    in una memorabile versione in coppia con Annie Lennox.

    WHERE ARE WE NOW? (2013)

    La sua figura, dopo un malore che lo colpì durante il suo
    tour del 2004, ha assunto un carattere ancora più misterioso e impalpabile che
    in passato, vista la decisione dell’artista di ritirarsi a vita privata e, per
    dieci lunghi anni, di non pubblicare alcun inedito. Questa lunga pausa viene interrotta
    nel 2013 da un inaspettato nuovo album, 
    The Next Day, che oltre
    alla sua voce lascia intravedere al mondo qualche nuova immagine di un Bowie
    invecchiato ma più carismatico e autorevole che mai. Questo pezzo malinconico e
    struggente vede l’autore ricordare i suoi anni berlinesi e sembra riportarlo
    alla sua forma migliore.

    ABSOLUTE BEGINNERS (1986)

    Un ultimo pezzo, tratto dalla colonna sonora dell’omonimo
    film di Julien Temple del 1986, che vede Bowie impegnato con una delle melodie
    più belle e coinvolgenti della sua carriera. Nel video, girato come un
    noir d’epoca in bianco e nero, Bowie
    interpreta un investigatore privato, e dimostra il suo talento da attore, già
    ammirato in un film di fantascienza come
    L’uomo
    che cadde sulla Terra
    e in un adattamento teatrale di The Elephant Man.

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