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    Gina Miller, la donna che vuole rallentare la Brexit

    Gina Miller è la donna che ha fatto sì che il governo di Londra avesse bisogno del voto di approvazione del parlamento per avviare le procedure per l'uscita dall'Ue

    Di Maurizio Carta
    Pubblicato il 10 Nov. 2016 alle 17:38 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:50

    È una donna colei che ha messo il bastone fra le ruote all’abbandono della Ue da parte del Regno Unito. 

    Si chiama Gina Miller, ha 51 anni e qualche settimana fa ha ottenuto un importante successo all’interno della High Court: per poter invocare la clausola 50 del Trattato di Lisbona che consente al Regno Unito di far partire le trattative per l’abbandono della Ue, il governo di Londra ha bisogno del voto di approvazione del parlamento. 

    La donna che ha creato non pochi grattacapi al governo di Theresa May è nata in Guyana ma è cresciuta in Inghilterra. È a capo di un grosso fondo d’investimento, l’Scm private, un colosso finanziario all’interno della City londinese. Dopo la sentenza dell’Alta Corte ha ricevuto diverse minacce che comunque non la spaventano affatto. “Non sono per niente spaventata, inoltre non sono interessata ad entrare in politica, voglio solo che vengano fatte le cose per bene”.

    La High Court ha infatti sentenziato che senza il consenso del parlamento non sarà possibile far partire la storica procedura, sottolineando che il governo non ha diritto di bypassare la sovranità del parlamento. Le armi del governo, che ha già inoltrato ricorso alla Suprema Corte (gerarchicamente superiore) si basano sul fatto che il governo stia operando secondo la volontà del suo popolo. Tutto ciò supportato dalla “royal prerogative”, la prerogativa reale, secondo cui il governo opera sotto mandato reale. 

    Fra le due posizioni, per adesso la spunta quella che vede il parlamento come passo obbligato per il cammino verso la Brexit. Il referendum era inoltre consultivo, vale a dire “non vincolante”, e per tale motivo il parlamento non potrebbe essere aggirato. 

    Sin qui sarebbe comunque tutto liscio se non fosse che all’interno del parlamento, ad oggi, sono in maggioranza i parlamentari che si erano spesi per il remain, che comunque fanno sapere che voteranno per l’autorizzazione a procedere. Appoggio che non conosce bandiera politica, proveniente infatti sia dai banchi dei Tories che dei Labours. 

    Gina Miller, ha per adesso vinto il primo round insieme a tutti i gruppi che la sostengono, fra cui “People challenge”. 

    Gli operatori della finanza londinese temono l’incertezza che regna nel futuro delle loro attività oltre manica. Secondo il Financial Times, quello dei fondi finanziari, è un comparto economico che ha un giro d’affari di circa 5.7 trilioni di sterline, che ha assets nel resto dell’Europa per circa il 13 per cento del loro valore. 

    Mangroup ed Henderson, due enormi operatori del settore, hanno il 10 per cento dei loro dipendenti con passaporto europeo. 

    Le centralità del parlamento come organo sovrano è un punto fermo nelle argomentazioni di Gina Miller: “Noi pensiamo sia corretto un dibattito parlamentare e un successivo voto di approvazione. Allo stesso modo, bisogna tener conto delle posizioni delle assemblee parlamentari Scozia, Irlanda del Nord e Galles perché se così non fosse, sarebbe non conforme alla legge e quindi oggetto di ricorso. 

    La Suprema Corte analizzerà il caso a partire dal 5 Dicembre e dovrebbe sentenziare pochi giorni dopo. Gina Miller ha ottenuto pieno supporto anche da Nicolas Sturgeon, primo ministro scozzese, apertamente europeista. 

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