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    Un milione di migranti africani è in rotta verso l’Europa

    L'ex inviato del Regno Unito in Libia Walker-Cousins denuncia le condizioni nei campi di detenzione e si concentra sulle possibili strategie di contenimento dei flussi

    Di TPI
    Pubblicato il 3 Apr. 2017 alle 15:34 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 09:22

    Un milione di migranti africani sono in viaggio verso la Libia e l’Europa. A riferirlo è Joe Walker-Cousins, ex ambasciatore britannico a Benghazi. Il diplomatico è stato anche inviato speciale del Regno Unito in Libia tra il 2011 e il 2012. 

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    I dati diffusi arrivano nel mezzo della crisi vissuta dalla maggior parte dei paesi europei sulla gestione dei flussi dei migranti a cui si aggiungono le preoccupanti condizioni registrate nei campi di detenzione africani.

    Nei primi 3 mesi del 2017 le persone morte durante la traversata del Mediterraneo sono state 590 mentre il numero totale di migranti arrivati in Italia dall’inizio del 2017 è stato di 21.900, in crescita rispetto ai 14.500 del 2016.

    La situazione di instabilità che si registra nel paese nordafricano ha causato uno scarso controllo nei confronti dei trafficanti di esseri umani. Secondo Walker-Cousins gli sforzi fatti dai paesi europei per addestrare la guardia costiera libica non sono stati sufficienti.

    La centralità del ruolo della Libia nel viaggio dei migranti è dimostrata dai numeri: dei 181 mila rifugiati arrivati in Italia nel 2016, 179 mila sono stati recuperati proprio in acque libiche. La corte libica aveva deciso di sospendere il memorandum firmato a febbraio dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal presidente libico Fayez Serraj. Il documento prevedeva il sostegno dell’Italia nel contenimento dell’immigrazione verso l’Europa.

    La crisi ha spinto altri paesi europei a elaborare nuovi piani per accelerare la concessione del diritto di asilo in Italia (al massimo quattro settimane) e per fornire incentivi finanziari a paesi come la Nigeria per accogliere i migranti ai quali non viene riconosciuto. 

    Il nuovo piano è stato sviluppato dall’European Stability Initiative ed è ora allo studio dei vari paesi del Mediterraneo. Secondo le rilevazioni, la maggior parte dei migranti che partono dalla Nigeria lo fanno per motivi economici, mentre chi proviene dall’Eritrea ha più possibilità di essere considerato un rifugiato. 

    “Se non facciamo qualcosa ci sarà un numero record di persone annegate o sofferenti. C’è poco che possiamo fare sulle cause dell’emigrazione dall’Africa. Dobbiamo trovare un’alternativa pratica per velocizzare l’esame delle richieste di asilo in Italia”, ha detto Gerald Knaus, dirigente dell’Esi.

    Per quanto riguarda la collaborazione dei paesi africani nel contrasto al fenomeno migratorio, importante è considerare il volume di rimesse economiche inviate dai migranti ai loro paesi di origine. Non tutti gli stati africani sono disponibili per questo ad accettare i migranti respinti, nonostante gli incentivi promessi dai paesi europei. 

    L’accordo più criticato firmato dall’Unione europea è stato quello del 2016 con la Turchia. In cambio di forti aiuti economici, il governo di Ankara si è impegnato a controllare le partenze verso la Grecia e l’Europa. Uno dei principali problemi riscontrati dalle organizzazioni per i diritti umani è legato alle condizioni dei migranti detenuti nei centri di prima accoglienza nelle isole dell’Egeo. 

    Discorso analogo vale per la Libia: gli attivisti hanno criticato la possibilità di un accordo tra i paesi europei e la Libia vista l’assenza di qualsiasi tipo di tutela per i migranti. Manca una sistema di registrazione, un supporto legale e soprattutto ci sono notizie di episodi di violenze e torture nei campi.

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