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    Migranti, crisi al confine tra Polonia e Bielorussia: “possibile escalation armata”. Nato: “Situazione grave”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 9 Nov. 2021 alle 13:15

    La situazione al confine tra Polonia e Bielorussia si fa drammatica: da giorni ormai un numero crescente di migranti affolla il perimetro tra i due paesi, scortati sino alla frontiera dalle forze armate bielorusse. Si tratta di almeno 4mila persone che arrivano dal Medio Oriente e dall’Asia e che vorrebbero varcare illegalmente il confine. Varsavia ha accusato Minsk di aver orchestrato l’operazione per mettere in difficoltà il Paese e l’intera Unione Europea, e ha messo in guardia dal rischio di una possibile escalation “armata” temendo che il suo vicino possa provocare volutamente un incidente. Dopo una riunione di emergenza del governo, le autorità di Varsavia hanno deciso di inviare 12mila soldati alla frontiera per impedire l’accesso. I filmati diramati dal ministero dell’Interno polacco mostrano le guardie di frontiera utilizzare gas lacrimogeni: a farne le spese, come sempre, sono le persone migranti.

    “Sigillare il confine polacco è nel nostro interesse nazionale – ha scritto su Twitter il. premier polacco Morawieck -. Ma oggi sono in gioco anche la stabilità e la sicurezza dell’intera Ue”. “Questo attacco ibrido del regime di Lukashenko è rivolto a tutti noi. Non ci faremo intimidire e difenderemo la pace in Europa con i nostri partner della Nato e dell’Ue”, ha aggiunto Morawiecki. Il pensiero della Polonia, condiviso non solo dall’Ue ma anche da Stati Uniti e Nato, è infatti chiaro: c’è il regime bielorusso di Lukaschenko dietro la crisi migratoria.

    Morawiecki poi, accompagnato dal ministro della Difesa Mariusz Blaszczak, si è fisicamente recato in visita alla zona di confine dove sono ammassati migliaia di migranti, per incontrare le guardie di frontiera e altri funzionari della sicurezza. Morawiecki li ha elogiati, anche a nome dell’Ue, per la “difesa efficace del nostro confine” che fa parte della frontiera orientale dell’Unione europea. “Non sappiamo cos’altro si inventerà il regime di Lukashenko, questa è la realtà”, ha detto Morawiecki.

    Secondo Europa e Usa, infatti, Lukashenko sfrutterebbe la disperazione dei migranti, provenienti soprattutto da Iraq e Siria, per far vacillare l’Europa, per creare instabilità e accusare poi la Polonia di voler costruire muri e respingere persone in fuga dalla guerra. Alcuni media internazionali (tra cui Guardian e Bbc) hanno riportato notizie secondo cui in diverse ambasciate bielorusse in Medio Oriente vengono distribuiti visti turistici per Minsk o addirittura offerti pacchetti di viaggio da agenzie turistiche al salatissimo prezzo di 10-15 mila euro. Con la promessa, naturalmente, di entrare in Europa.

    Il Consiglio dell’Ue ha sospeso lo schema di facilitazione dei visti per gli esponenti del regime di Minsk. La decisione è una risposta all’attacco ibrido in corso lanciato dal regime bielorusso. Lo rende noto il portavoce della presidenza di turno del Consiglio Ue, Damijan Fiser, su Twitter.

    Dopo settimane di duri scontri su vari temi fra le istituzioni europee e la Polonia, è arrivata la solidarietà di Bruxelles a Varsavia. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha definito “inaccettabile” la “strumentalizzazione dei migranti a fini politici” messa in atto dalla Bielorussia.

    La Germania ha esortato l’Ue ad “agire” e aiutare a fermare il flusso: “La Polonia o la Germania non possono farcela da sole”, ha detto al quotidiano ‘Bild’ il ministro degli Interni ad interim Horst Seehofer. “Dobbiamo aiutare il governo polacco a proteggere il loro confine esterno. Questo sarebbe effettivamente il compito della Commissione europea. Ora li invito ad agire”.

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