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    Gli orrori delle prigioni in Libia disegnati da un migrante

    Lamin ha 34 anni e viene dal Gambia. Un giorno nel centro d'accoglienza dove vive ha trovato fogli e matite colorate e ha iniziato a disegnare le tappe del suo viaggio

    Di Romina Vinci
    Pubblicato il 8 Feb. 2017 alle 17:50 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:54

    Lamin è un ragazzo del Gambia, ha 34 anni e da un anno e mezzo vive in Italia con la speranza di ottenere lo status da rifugiato.

    Un pomeriggio, nel centro di prima accoglienza nel quale ha trascorso i suoi primi mesi in Italia, ha trovato fogli e matite colorate, e ha iniziato a disegnare le tappe del suo viaggio: il deserto del Sahara, la prigione in Libia, il viaggio nel Mediterraneo, la condizione da richiedente asilo nel nostro paese.

    Lamin non è mai andato a scuola, i suoi disegni sono molto infantili, ma il modo in cui li spiega è schietto e denso di dettagli. In questo video, ripercorre la sua esperienza in Libia: i mesi trascorsi in prigione senza cibo e nell’oscurità più assoluta, le violenze quotidiane, il clima di terrore nelle strade. 

    “In Gambia ero l’autista personale di un comandante militare”, spiega il giovane. “Due anni fa lui ed altri tentarono un colpo di stato, ma non è riuscito. Era notte quando il mio capo mi ha chiamato, improvvisamente, chiedendomi di andare a prenderlo. Ho eseguito gli ordini, e l’ho portato al confine con il Senegal. Stavo per tornare a casa quando ho ricevuto una telefonata di mia moglie: le guardie del presidente erano venute a casa per arrestarmi. Non potevo tornare indietro. È così che il mio viaggio è iniziato”.

    Dal Senegal, Lamin ha raggiunto il Niger e attraverso il deserto del Sahara è arrivato in Libia. È rimasto lì sette mesi, ma vivere in Libia era troppo pericoloso e così ha tentato la traversata del Mediterraneo. È arrivato in Sicilia, e poi lo hanno trasferito a Lecco. Ora è in attesa di capire se ha il diritto di rimanere in Italia o meno.

    “Certo, mi manca la mia famiglia, ma cosa posso fare?”, si domanda Lamin. “Tante persone sono morte in quel colpo di stato, e le autorità mi considerano un complice e responsabile, sebbene io fossi all’oscuro di tutto”.  

    Lamin non vuole mostrare il suo volto, teme per l’incolumità della sua famiglia. Ma vuole far arrivare il suo messaggio: mostrare “il vero viaggio” di un migrante. Nasce così il web documentario The True Journey.

    Qui sotto il video che raccoglie la testimonianza di Lamin sulla Libia. Il progetto The True Journey è stato realizzato dalla giornalista Romina Vinci.


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