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    La migliore insegnante dell’anno che salva gli studenti indigeni del Quebec dal suicidio

    Maggie MacDonnell ha vinto il prestigioso riconoscimento istituito dalla Varkey Foundation, per il recupero dei giovani delle comunità inuit in Canada

    Di TPI
    Pubblicato il 28 Mar. 2017 alle 16:00 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:00

    Maggie MacDonnell appare visibilmente emozionata mentre mostra il premio ricevuto il 19 marzo, alla presenza del vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti, lo Sceicco Mohammad Bin Rashid Al Maktoum, e Bear Grylls membro della Varkey Foundation, che ha istituito il riconoscimento per il miglior insegnante dell’anno. 

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    Il premio in denaro, del valore di un milione di dollari, è stato conferito alla donna per il suo impegno come insegnante, volto a ridurre i tassi di suicidio fra gli adolescenti che vivono nelle comunità indigene delle aree più remote del Canada. 

    Da sei anni Maggie MacDonnell insegna in una scuola situata a Salluit, la seconda località inuit più settentrionale del Québec, in Canada. L’insediamento è situato vicino allo stretto di Hudson e non è raggiungile via terra, ma solo via aerea. 

    Lodata per i suoi sforzi atti a migliorare i livelli di frequenza scolastica da parte degli adolescenti e ridurre in maniera drastica l’uso della violenza e l’abuso di sostanze stupefacenti fra gli studenti, Maggie ha ammesso in un’intervista rilasciata al quotidiano The Independent di quanto sia stato difficile arrivare a questo traguardo. 

    Le sono serviti una certa dose di coraggio e di costanza per fronteggiare la piaga assai diffusa dei suicidi fra i giovani della comunità Inuit, spesso coinvolti in situazioni familiari devastanti e costretti a condurre una vita fatta di limitazioni. Entrambi i fattori costituiscono un ostacolo alla loro formazione ed educazione scolastica. 

    Anche il luogo dove sono costretti a vivere questi giovani, incide notevolmente sul loro benessere psicofisico. La città di Salluit conta meno di mille abitanti e rintracciarla su una carta geografica è un compito arduo, poiché appare isolata e si caratterizza per le risorse piuttosto limitate. In condizioni simili, gli adolescenti sono spesso spinti a trovare un modo alternativo per evadere, abusando di droga e alcol, oppure arrivando ad azioni di autolesionismo. 

    Nella stagione invernale, a causa delle temperature che raggiungono i meno 25 gradi, gli studenti sono costretti a recarsi a scuola esclusivamente in aereo.

    “Finora ho assistito a dieci suicidi in poco più di due anni”, ha raccontato la donna durante la cerimonia di assegnazione del premio. “Ogni volta che partecipo a un funerale, provo un senso di vuoto ampliato nel momento in cui accompagno il mio studente nel suo ultimo viaggio al cimitero. Qui, ad attenderlo i suoi amici e coetanei che appaiono a volte assuefatti da tutto questo e si limitano a scavare una fossa e seppellire il corpo del loro amico nella tundra”.

    “Ogni volta che succedono questi episodi  arrivo a scuola il giorno dopo, entro in classe e mi trovo davanti una scrivania vuota”, ha aggiunto Maggie. “Sento dentro di me una strana quiete e al contempo un fastidioso silenzioso provenire da quella scrivania”. 

    L’iniziativa istituita dalla Fondazione Varkey è giunta alla sua terza edizione e ha lo scopo di premiare gli insegnanti che si sono distinti nel corso dell’anno per il loro impegno sociale.

    Maggie MacDonnell ha ricevuto in diretta anche le congratulazioni del primo ministro canadese, Justin Trudeau, che ha voluto inviare un video messaggio. Il premier ha ringraziato la donna a nome di tutti i canadesi e di tutti gli insegnanti, per il premio ricevuto. 

    “Vorrei dire grazie a ogni insegnante là fuori perché sono loro ad avere sulle spalle la responsabilità di molte persone, studenti, genitori, comunità intere e consigli scolastici”, ha detto Trudeau. “Ma alla fine, come tutti i grandi maestri sanno, sono responsabili in ultima analisi di qualcosa di molto più grande”. 

    L’impegno concreto di Maggie MacDonnell

    Originaria della Nuova Scozia, una provincia del Canada che si affaccia sull’Oceano Atlantico, Maggie MacDonnell ha iniziato a insegnare presso la scuola di Salluit nel 2011. Sempre nell’intervista all’Independent ha descritto i livelli estremi di privazioni ai quali sono sottoposti i membri della comunità Inuit presso cui svolge il suo lavoro. 

    “L’isolamento prolungato provoca traumi psicologici intergenerazionali, che si tramandano fra i membri di numerose famiglie e a farne le spese sono soprattutto le nuove generazioni. Molti giovani  trascorrono il loro tempo libero abusando di droghe”, ha raccontato ancora la donna. “Spesso, i bambini non possono nemmeno far rientro a casa la notte perché non sono luoghi sicuri quelli in cui vivono”.

    Nel 2016, il governo canadese ha indetto una riunione d’emergenza per affrontare la questione sull’elevato numero di suicidi fra gli abitanti delle comunità indigene nei territori settentrionali del paese. L’anno precedente sono stati registrati sei suicidi all’interno della comunità Salluit, che ha interessato soprattutto i giovani maschi di età compresa fra i 18 e i 25 anni. 

    Tuttavia, secondo quanto dichiarato da Maggie MacDonnell, il tasso di mortalità è molto più estremo. “Prima di trasferirmi a Salluit, ho partecipato a due funerali. Alcuni di questi ragazzi sono stati a 40, 50 o più funerali di amici e compagni di scuola nella loro vita”, ha sottolineato l’insegnante. 

    Dopo essersi trasferita in pianta stabile presso la comunità inuit di Salluit, Maggie ha creato un programma specifico rivolto dapprima alle ragazze, notando un miglioramento progressivo del 500 per cento di iscrizioni nella scuola femminile. 

    La donna ormai coinvolta a tempo pieno nel recupero degli adolescenti e degli studenti più sfortunati ha contribuito a migliorare notevolmente la frequenza scolastica di un numero sempre maggiore di giovani coinvolgendoli nella gestione di una cucina comunitaria; istituendo corsi sulla prevenzione dai suicidi e sulla formazione; promuovendo escursioni a piedi attraverso i parchi nazionali del Canada al fine di spiegare loro la gestione ambientale e la salvaguardia della natura. 

    Maggie MacDonnell ha anche istituito un centro fitness per i suoi studenti e ha deciso di prendere in affido temporaneo alcuni di loro.

    “Molti arrivano con reputazioni negative”, ha detto l’insegnante. “Alcuni provengono da famiglie disastrate che non si prendono cura dei figli, spingendoli indirettamente a intraprendere strade poco legali, come lo spaccio di droga. Altri ancora hanno precedenti penali per atti di vandalismo, e alcuni di loro (soprattutto ragazze) sono oggetto di violenze e abusi in famiglia”. 

    Secondo alcuni dati raccolti da organizzazioni locali per la difesa dei diritti umani, circa il 50 per cento delle ragazze che vivono a Salluit sono state vittime di una qualche forma di violenza domestica. Molte sono state costrette ad abbandonare la scuola e gli studi nel momento in cui hanno raggiunto la fase della pubertà, costrette a dedicarsi alle faccende domestiche. In questo contesto, non mancano i tassi elevati di gravidanze indesiderate fra le adolescenti, considerati fra i più elevati del Canada. 

    “Ciò che cerco di fare è creare un approccio alla comunità coinvolgendoli appieno in maniera positiva”, ha raccontato Maggie. “So per certo che molte delle mie studentesse stanno per mettere al mondo dei figli piuttosto giovani. La maggior parte ha un’età compresa fra i 18 e i 19 anni. Sto tentando di contrastare questo fenomeno”. 

    Maggie non si limita semplicemente a fornire le basi dell’educazione scolastica, ma anche insegnamenti più pratici: lezioni su come lavarsi i denti e su come fare una colazione sana. Numerose famiglie della comunità inuit di Salluit condividono le proprie abitazioni, a causa di una carenza di alloggi. 

    Nonostante il senso di impotenza e di frustrazione che spesso Maggie è costretta a provare, i suoi sforzi stanno dando i risultati sperati. Ad accompagnarla alla serata di premiazione c’era Larry, un ragazzo di 19 anni, salvato dalla donna. 

    Il giovane ha raccontato di essere cresciuto in una casa composta da quattro camere da letto condivise con 18 persone. Spesso temeva di far rientro nella propria abitazione, per timore di essere coinvolto in abusi e violenze fisiche. 

    Attualmente Larry lavora nel centro fitness istituito da Maggie MacDonnell e di recente ha presentato la domanda di ammissione per un college a Montreal.

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