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    La denuncia di Medici Senza Frontiere: “In Sudan brutali attacchi contro le nostre strutture sanitarie”

    “Siamo sconvolti, chiediamo il rispetto dei principi umanitari”. Incursioni e occupazioni armate negli ospedali, magazzini saccheggiati e veicoli danneggiati

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 24 Mag. 2023 alle 15:11 Aggiornato il 24 Mag. 2023 alle 15:11

    Medici Senza Frontiere (MSF) condanna le inaccettabili aggressioni contro il suo personale e i violenti saccheggi e le occupazioni armate delle sue strutture mediche o di quelle che supporta in Sudan. Lo staff e i pazienti subiscono ripetutamente l’azione violenta dei gruppi armati che sottraggono medicinali, forniture mediche e veicoli. Questo inaccettabile disprezzo dei principi umanitari e del diritto internazionale umanitario ostacola la capacità di MSF di fornire assistenza sanitaria alla popolazione, in un momento in cui c’è un disperato bisogno di aiuto.

    MSF, in azione in dieci stati del Sudan, sta cercando di incrementare le sue attività da quando sono scoppiati gli intensi combattimenti tra l’esercito sudanese e le Forze di Supporto Rapido, ma incursioni, saccheggi e occupazioni armate delle sue strutture, oltre alle sfide amministrative e logistiche, rappresentano un ostacolo enorme.

    MSF chiede a tutte le parti in conflitto di garantire la sicurezza del personale medico e delle strutture sanitarie, di consentire il passaggio sicuro delle ambulanze e di chi cerca assistenza, di facilitare l’accesso e la circolazione degli operatori delle organizzazioni umanitarie e delle forniture mediche. Nonostante il 20 maggio sia stato annunciato un cessate il fuoco tra le parti in conflitto, questo tipo di intese, anche in precedenza, non sono state mai osservate.

    “Stiamo assistendo a una violazione sistematica dei principi umanitari. Lo spazio umanitario per operare si sta riducendo ad un livello raramente mai visto prima” afferma Francesca Arcidiacono, capomissione di MSF in Sudan. “Dopo il saccheggio di uno dei nostri magazzini a Khartoum, i frigoriferi sono stati staccati e i farmaci sono stati gettati via. L’intera catena del freddo è andata in tilt: i medicinali non sono più utilizzabili per curare i pazienti. Siamo scossi e sconvolti da questi attacchi deplorevoli. Le persone sono in condizioni disperate, queste azioni violente rendono davvero difficile il lavoro degli operatori sanitari. Tutto questo è semplicemente assurdo”.

    Sin dall’inizio del conflitto ci sono stati decine di incidenti che hanno colpito le strutture di MSF in Sudan.

    Tra il 16 e il 20 maggio un magazzino di MSF a Kharoutm è stato saccheggiato e occupato. Sono stati rubati gasolio, veicoli e farmaci.

    Tra il 17 e il 23 maggio l’ufficio di MSF a Zalingei, nel Darfur centrale, è stato saccheggiato come anche lo Zalingei Teaching Hospital. Un generatore è stato distrutto e il carburante donato da MSF è stato rubato.

    Il 19 maggio tre auto di MSF sono state sequestrate dopo che uomini armati erano entrati in un ufficio dell’organizzazione a Khartoum.

    Il 18 maggio la guesthouse di MSF a Nyala, nel Darfur del Sud, è stata saccheggiata. MSF era già stata costretta a sospendere le sue attività mediche nel Darfur meridionale dopo che il compound e il magazzino erano stati pesantemente saccheggiati a Nyala il 16 aprile, con il furto di due veicoli. Il magazzino di MSF è ancora occupato da combattenti armati.

    L’11 maggio un ufficio di MSF a Khartoum è stato saccheggiato e due veicoli sono stati rubati.

    Il 4 maggio un ufficio di MSF a El Geneina è stato saccheggiato.

    Il 26 aprile l’Ospedale universitario di El Geneina, dove MSF gestiva i reparti di pediatria e nutrizione, è stato saccheggiato e parti dell’ospedale sono state danneggiate o distrutte. L’ospedale è stato costretto a chiudere dopo l’attacco.

    Questi attacchi non hanno colpito solo MSF, ma fanno parte di un’azione più ampia delle parti in conflitto che non hanno alcun rispetto delle vite umane, delle infrastrutture e delle strutture sanitarie.

    Al 22 maggio l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha registrato 138 attacchi a strutture sanitarie dall’inizio del conflitto. Gli ospedali e gli operatori sanitari sono protetti dal diritto internazionale umanitario, ma ci sono segnalazioni di occupazioni di ospedali da parte di gruppi armati che mettono a rischio pazienti, operatori sanitari e le strutture stesse.

    Tutto ciò accade in un momento in cui il conflitto sta avendo un impatto terribile sulla popolazione, soprattutto per chi risiede a Khartoum, nel Darfur o in altre zone in cui i combattimenti sono più intensi. In queste aree ci sono persone con ferite da arma da fuoco, vittime di violenze sessuali, accoltellamenti ed esplosioni. I combattimenti, gli attacchi aerei e altre violenze in prossimità delle strutture sanitarie spaventano sia i pazienti sia il personale che esitano a raggiungerle.

    In tutto il paese, la popolazione deve fare i conti con la carenza di cibo e acqua potabile, che costringono le persone a spostarsi per cercare di soddisfare i propri bisogni primari. L’accesso agli aiuti umanitari e all’assistenza medica è fondamentale, ma il sistema sanitario sudanese è già colpito dalla mancanza di forniture essenziali.

    Anche le sfide amministrative e logistiche ostacolano le attività mediche di MSF. Spostare le forniture da una parte all’altra del Sudan può essere estremamente difficile. Allo stesso modo, sebbene MSF sia riuscita a far entrare in Sudan le équipe di emergenza durante le prime settimane del conflitto, da allora è stato difficile ottenere il permesso per raggiungere le sedi dei progetti o garantire i visti per nuovo personale.

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