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    Il mistero della scomparsa della civiltà dei Maya: una nuova scoperta può svelarne i segreti

    Credit: National Geographic
    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 8 Mar. 2019 alle 09:15 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:01

    Gli archeologi messicani sono in fibrillazione per una straordinaria scoperta in una grotta, che potrebbe aiutare a fare luce sulla civiltà Maya, ancora avvolta nel mistero.

    Nella caverna di Balamku, nel sito archeologico di Chichen Itza, in Messico, sono stati rinvenuti oggetti e manufatti in ceramica risalenti al 1000 dopo Cristo. Secondo gli studiosi questo potrebbe dare un enorme aiuto alla datazione precisa delle antiche civiltà precolombiane.

    I vasi, risalenti al millennio scorso, sono un vero e proprio tesoro “scientifico”: alcuni sono perfettamente conservati e secondo le prime informazioni sarebbero manufatti destinati a riti sacri.

    Gli archeologi si sono addentrati nella grotta Balamku per centinaia di metri, fino ad arrivare nel punto in cui era conservato il vasellame. Centinaia di oggetti al riparo dalle intemperie. Tra questi vi sono otri per l’acqua e supporti per bruciare l’incenso. È questo particolare che ha spinto gli archeologi a ipotizzare che si trattasse di un luogo destinato al culto sacro.

    Il sito è un vasto intreccio di grotte, profonde oltre 24 metri.

    “È incredibile come si siano conservati gli oggetti che abbiamo trovato, al punto che un brucia-incensi è parte ormai di una stalagmite”, ha detto l’archeologo Guillermo de Anda.

    L’Istituto nazionale di antropologia e di storia (Inah) ha chiuso il sito in seguito alla scoperta per sicurezza.

    Gli archeologi sperano adesso di trovare resti umani che possano aggiungere tasselli al mistero della scomparsa della civiltà Maya, grazie all’uso di moderne tecnologie, come la mappatura 3D e la paleobotanica.

    “Grazie allo studio della grotta di Balamku possiamo ottenere informazioni non solo sul declino di Chichén Itzá, ma anche sulla sua nascita. Adesso ci troviamo di fronte a un contesto protetto, con una grande quantità di informazioni, incluso materiale organico, che può essere utile a comprendere lo sviluppo di questa antica città”, afferma ancora de Anda citato da National Geographic.

    Tra le ipotesi che gli archeologi dovranno verificare c’è quella secondo cui la civiltà Maya scomparve a causa di una grande siccità che interessò l’area intorno al XII secolo.

    La fiorente civiltà precolombiana, nei momenti di suo massimo “splendore” contava circa 15 milioni di persone.

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