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    I matrimoni gay possono insegnarci qualcosa

    Le nozze gay possono essere un esempio per ripensare la funzione del matrimonio e per superare gli stereotipi di genere tra uomo e donna nella gestione della famiglia

    Di Hannah Rosin
    Pubblicato il 28 Mag. 2015 alle 17:47 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:03

    Per molto tempo ci siamo preoccupati che i matrimoni gay potessero distruggere quelli degli eterosessuali. Abbiamo pensato che il calo nel numero dei matrimoni negli Stati Uniti fosse dovuto al fatto che gli omosessuali stessero sminuendo l’idea tradizionale del matrimonio.

    In realtà accade esattamente l’opposto. Un articolo di Liza Mundy su The Atlantic suggerisce che le nozze gay diano ai matrimoni un tocco cool. Le coppie omosessuali ci stanno insegnando come reinventare la funzione del matrimonio, rendendolo ancora attuale al giorno d’oggi.

    Sì, il concetto del matrimonio è cambiato molto dai giorni dalla serie televisiva Father Knows Best, scrive Mundy, ma è ancora intriso di vecchie nozioni e abitudini su come l’uomo e la donna dovrebbero comportarsi: abitudini che spesso si scontrano con le realtà economiche e pratiche.

    Il grande esperimento delle nozze tra gay cancella quasi del tutto questi preconcetti, per la ovvia ragione che non ci sono un uomo e una donna a unirsi in matrimonio.

    I due compagni, essendo dello stesso sesso, non possono dividersi i compiti in base a norme di genere preconfezionate, e devono organizzarsi diversamente rispetto alle coppie eterosessuali.

    Dal sesso alle litigate, dall’educazione dei bambini alle faccende di casa, i partner dello stesso sesso devono curare ogni singolo dettaglio riguardante la vita domestica, senza avere la certezza di chi farà cosa. Il loro esempio può essere illuminante per tutte le coppie.

    Non essendo vittime di preconcetti, le coppie gay tendono scegliere in modo più funzionale. Chi cucina meglio preparerà la cena più spesso, senza preoccuparsi di vìolare qualche principio di femminismo o di minare la mascolinità del compagno. Chi guadagna di più lavorerà maggiormente, e così via.

    In economia questo concetto viene definito specializzazione, e rende più efficienti le famiglie così come le aziende. Una bella sorpresa: gli studi mostrano che i padri gay tendono a stare a casa come genitori a tempo pieno più spesso di quelli delle coppie eterosessuali.

    Perché? Perché anche se odiamo sentirlo, questo tipo di unione è più efficiente e rende tutti meno stressati. Ma soprattutto ci insegna che chi deve stare a casa con i figli non è necessariamente la madre.

    La parte più spinosa dell’esperimento dei matrimoni gay è, naturalmente, il sesso. Da un vecchio studio degli anni Ottanta è emerso che circa l’82 per cento delle coppie omosessuali aveva rapporti sessuali anche al di fuori della propria relazione sentimentale.

    Questo avveniva prima che si iniziasse a parlare diffusamente dell’Aids e prima ancora del tormentone sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma il sesso extra-coniugale tra gay è un fattore che può comunque continuare a causare tensioni.

    Mundy racconta la storia di Dan Savage, che ha avuto una relazione monogama finché lui e il suo compagno hanno avuto un figlio, fino a quando si sono concessi maggiori libertà, per far durare il loro matrimonio.

    “Quasi-monogamia”, è come Dan Savage definisce il suo modello di relazione. “Quasi-lealtà, quasi-fedeltà”, c’è qualcuno vuole provare?

    L’articolo originale è stato pubblicato qui.Traduzione di Samuele Maffizzoli 

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