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    Libia, cessate fuoco a Tripoli dopo gli scontri tra le milizie. Il bilancio è di 26 morti e 75 feriti

    Credit: Afp

    Gli scontri sono avvenuti tra la 7ma Brigata, originaria di Tarhouna, e le forze fedeli al governo di unità nazionale in vare zone di Tripoli

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 30 Ago. 2018 alle 12:11 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 09:16

    Il governo di Fayez al-Sarraj ha raggiunto un accordo per il cessate il fuoco con i gruppi armati nel sud di Tripoli. Da lunedì 27 agosto, quando sono scoppiati gli scontri, sono morte in tutto 26 persone, mentre altre 75 sono state ferite. Tra loro ci sono diversi civili, secondo fonti ospedaliere citate dall’emittente locale Al-Ahrar TVLibia scontri milizie

    L’intesa è stata raggiunta nella notte e prevede l’assegnazione di zone di influenza diverse alle milizie rivali che operano a sud della capitale libica, secondo quanto annunciato dall’emittente.

    Lunedì, gli scontri tra le milizie note come “Settima brigata” e “Forze di sicurezza centrale”, entrambe provenienti dalla città di Tarhouna, contro le forze del Governo di Accordo Nazionale libico di al-Sarraj avevano provocato almeno 9 morti e oltre 30 feriti, di cui 6 in condizioni gravissime.

    In seguito, il ministro dell’Interno del Governo di Accordo Nazionale libico, il generale di brigata Abdel Salam Ashour, aveva annunciato un accordo di cessate il fuoco con i gruppi armati acquartierati nel sobborgo sud-orientale di Tripoli.

    Dopo una tregua durata poco più di 30 ore, ieri sono però ripresi i combattimenti tra milizie rivali.

    La Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) ha chiesto a tutte le parti di cessare immediatamente ogni azione militare.

    Anche l’Unione europea ha chiesto la fine delle ostilità a Tripoli, mentre le ambasciate italiana e britannica in Libia hanno condannato le violenze e quella del Canada ha chiesto alle autorità di proteggere i civili.

    Giovedì 30 agosto gli ambasciatori e gli incaricati d’affari di Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti in Libia hanno pubblicato una nota in cui si dicono “profondamente preoccupati per i recenti scontri” a Tripoli, che “stanno destabilizzando la situazione e mettendo in pericolo la vita di civili innocenti”.

    I diplomatici hanno avvertito che “qualsiasi tentativo di minare la sicurezza della Libia è inaccettabile e completamente contrario ai desideri del popolo libico”.

    Nella dichiarazione, i rappresentanti diplomatici dei quattro paesi ricordano che la comunità internazionale sta monitorando da vicino la situazione”.

    “Mettiamo in guardia – continua la dichiarazione – da ogni ulteriore escalation e facciamo appello a tutte le parti affinché lavorino insieme per esercitare moderazione, ripristinino la calma e si impegnino in un dialogo pacifico”.

    Gli scontri

    Alla fine di agosto è riesplosa la violenza in Libia.

    Testimoni hanno riferito di mezzi corazzati sulle strade e posti di blocco presidiati da pezzi di artiglieria pesante. Gli scontri, secondo le fonti citate da Lybian Express, hanno interessato l’intersezione di Wadi Al-Rabee, a sud-est di Tripoli, e poi quelle di Al-Khaila e il campo di Yarmouk a sud.

    Le autorità del distretto militare di Tripoli hanno denunciato il “tentativo di alcuni gruppi armati di schierarsi nei sobborghi della Grande Tripoli e di minacciare di usare la forza” contro i propri militari.

    Secondo un comunicato pubblicato domenica 26 agosto dalle autorità libiche, questi tentativi potrebbero “far precipitare la regione in un altro conflitto armato”. Le autorità militari della capitale hanno sottolineato la propria “ferma intenzione” di fermare “tutti coloro che tentano di destabilizzare la capitale o terrorizzare la popolazione pacifica e trascinare la città in una guerra che non può avere vincitori e né vinti”.

    Sono stati messi in stato di allerta tutti gli ospedali e le cliniche private, invitando a prestare immediato soccorso ai feriti. Reporter senza Frontiere ha lanciato un appello ai giornalisti sul campo perché facciano la massima attenzione.

    Il premier libico, Fayez al Serraj, ha detto: Non c’è più spazio per il caos. Chiunque sia coinvolto in questo infido attacco nella capitale sarà considerato fuorilegge e punito sulla base delle norme internazionali”.

    La scorsa settimana, la missione dell’Onu in Libia aveva invitato il governo di accordo nazionale libico a sfidare i gruppi armati che stanno impedendo il funzionamento delle istituzioni statali del paese nordafricano.

    La Francia resta determinata ad attuare l’accordo di Parigi concluso negli scorsi mesi tra le parti in conflitto in Libia. Nel suo discorso tenuto oggi agli ambasciatori francesi nel mondo, il presidente Emmanuel Macron ha detto di credere “nella restaurazione della sovranità libica e nell’unità del paese, essenziale per la stabilità della regione”.

    A maggio, il Governo di accordo nazionale di Tripoli, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, aveva raggiunto un accordo a Parigi con le autorità della Cirenaica, guidate dal maresciallo Khalifa Haftar, per l’adozione di una costituzione entro il 16 settembre e per organizzare le elezioni presidenziali e parlamentari il 18 dicembre.

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