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    Il Libano vuole tassare le telefonate su Whatsapp: disordini e caos nel paese

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 18 Ott. 2019 alle 08:22 Aggiornato il 18 Ott. 2019 alle 12:34

    È di due morti e oltre 60 feriti il bilancio di una notte di scontri tra manifestanti e polizia a Beirut e in altre regioni del Libano. Lo riferisce l’agenzia libanese Nna, precisando che i due morti sono di nazionalità siriana e che sono rimasti soffocati durante un incendio scoppiato in un negozio nel centro della capitale durante i disordini.

    A migliaia sono tornati in piazza ieri sera a Beirut e in altre città del paese dopo l’annuncio di nuove tasse decise dal governo. La tassa sull’uso di Whatsapp e di altri mezzi di comunicazione via Internet è stata subito revocata dal governo, ma le proteste si sono allargate e sono proseguite per tutta la notte.

    I manifestanti sono scesi in strada scandendo lo slogan delle proteste arabe: “Il popolo vuole la caduta del regime”. Sono state bloccate strade e ponti, i dimostranti hanno dato fuoco a cassonetti di immondizia e copertoni di auto.

    Solo all’alba le forze di sicurezza sono riuscite a disperdere i manifestanti nel centro di Beirut riaprendo quasi tutte le strade nella capitale, tra cui quella che collega la città all’aeroporto internazionale.

    Stamani le scuole, le università, le banche e le sedi istituzionali e governative del paese sono chiuse.

    Si tratte delle proteste più massicce degli ultimi anni in Libano: migliaia di persone si sono riunite ieri sera davanti al Gran Serraglio, la sede del governo, al centro della capitale, costringendo l’esecutivo a revocare i piani di una nuova tassa sulle chiamate via Internet.

    “Su richiesta del primo ministro Saad Hariri, l’idea di imporre una commissione di 20 centesimi sulle comunicazioni online, in particolare WhatsApp, verrà ritirata e questa non sarà più sul tavolo del governo. Il servizio rimarrà disponibile così come è sempre stato”, ha scritto in serata il ministro delle Telecomunicazioni libanese, Mohamed Choucair, annunciando il dietrofront dopo mezza giornata di rivolta popolare.

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