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    Cosa c’è da sapere sul consulente legale dei Regeni al Cairo in prigione dal 10 settembre

    L'uomo doveva essere liberato il 22 gennaio, ma i servizi di sicurezza egiziani hanno prolungato la detenzione

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 23 Gen. 2018 alle 09:16 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:00

    Dal 10 settembre 2017, Ibrahim Abdel Moneim Metwaly, uno dei consulenti legali egiziani della famiglia Regeni al Cairo, è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Torah, un enorme complesso carcerario, gestito dalla National Security, noto per essere un luogo di detenzione in cui torture e maltrattamenti sono all’ordine del giorno.

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    Ibrahim Metwally è accusato di:

    Secondo indiscrezioni, l’avvocato doveva essere liberato lunedì 22 gennaio, ma la Procura di sicurezza di stato ha stabilito di rinnovare la detenzione di Ibrahim Metwally di altri 15 giorni.

    L’uomo è detenuto dal giorno in cui avrebbe dovuto imbarcarsi all’aeroporto del Cairo su un volo diretto a Ginevra. Il 10 settembre fu catturato dagli agenti dal servizio di sicurezza nazionale egiziano e sottoposto, secondo i suoi legali, a un regime carcerario non consono per un imputato in attesa di giudizio.

    Tra le richieste per la sua scarcerazione la più importante riguarda le torture subite durante il suo periodo di detenzione nella sezione Scorpion del carcere di Torah, e le condizioni di vita in carcere, tra cui: la mancanza di pulizia in cella, il peggiorare delle condizioni di salute proprio a causa delle scarse condizioni igieniche e il diniego di professare la propria religione, non permettendo all’uomo i esercitare la preghiera del venerdì.

    Il 23 ottobre 2017, l’associazione locale Egyptian Coordination for Rights and Freedoms (ECRF) ha lanciato una petizione per chiedere il rilascio immediato di Ibrahim Metwaly, dalla quale sono emersi ulteriori dettagli sullo stato del legale durante la prigionia.

    I report delle principali organizzazioni di tutela dei diritti umani (Amnesty International, Human Rights Watch, Reporters Sans Frontères) mettono in evidenza come in Egitto le libertà individuali e collettive siano sotto assedio a causa di arresti arbitrari nei confronti di giornalisti, dissidenti, attivisti dei diritti umani e degli stessi avvocati che assumono la loro difesa.

    Il 24 gennaio centinaia di avvocati di tutto il mondo manifesteranno dinanzi alle rappresentanze diplomatiche dell’Egitto per ricordare le detenzioni illegali.

    Leggi anche: Perché l’Italia fa affari con l’Egitto nonostante torture e persecuzioni?

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