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    Le due facce della Birmania

    Il governo birmano ha rilasciato 73 prigionieri politici. Ma secondo gli attivisti locali gli arresti continuano

    Di Michele Teodori
    Pubblicato il 24 Lug. 2013 alle 10:59 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:28

    Il governo birmano ha rilasciato ieri 73 prigionieri politici, membri di diverse minoranze etniche. Altri ancora potrebbero essere liberati nei prossimi mesi per onorare un impegno assunto dal presidente Thein Sein durante un recente viaggio in Europa. 

    In un discorso tenuto a Londra la scorsa settimana il presidente birmano aveva infatti promesso di liberare tutti coloro che sono ancora in carcere entro la fine di quest’anno. Il numero totale dei rimanenti prigionieri politici è sceso intorno ai 100 per la prima volta in molti anni. Altri erano già stati liberati, ben 650 nel solo mese di gennaio 2012.

    Ma non sembra che le incarcerazioni si siano fermate. Il Paese si sta aprendo alla democrazia dopo decenni di isolamento e una brutale dittatura militare, ma molti nuovi arresti e processi sono segnalati ogni mese. Le principali cause sono le proteste pacifiche contro gli espropri illegali da parte delle classi agiate della società birmana.

    “È importante che il presidente stia rilasciando i prigionieri politici”, ha detto Thet Oo, un attivista per i diritti umani “ma è più importante fermare gli arresti e far cadere le accuse verso coloro che si battono per i diritti dei cittadini”. Uno dei grandi problemi è che le leggi repressive che mettono i prigionieri politici in carcere sono ancora in vigore. Il governo è accusato di rilasciare solo una piccola quantità di detenuti per volta. Il tour di Thein Sein a Londra e Parigi era finalizzato in parte a ripulire l’immagine del suo Paese dopo una sanguinosa violenza settaria, che ha visto più volte i buddhisti massacrare la popolazione musulmana.

    Il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon ha accolto favorevolmente la liberazione dei prigionieri politici con una dichiarazione rilasciata dal suo portavoce. “Queste e altre misure adottate di recente portano la Birmania in una fase di transizione verso la democrazia e la riconciliazione nazionale”.

    Durante la sua visita alla nazione sud-est asiatico nel mese di aprile dello scorso anno, Ban Ki Moon ha delineato un programma in quattro punti per far progredire la riconciliazione nazionale e la transizione democratica. Le misure di attuazione includono investimenti nella sanità e nell’istruzione, perchè la popolazione possa vedere rapidamente i benefici della transizione democratica nella loro vita quotidiana, oltre a facilitare la promozione di una cultura democratica, inclusiva, che rispetti i diritti umani e la libertà di parola.

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