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    Le bugie per amare

    Per far durare una storia è necessario mentire. L'opinione dello scrittore canadese Clancy Martin sull'importanza dell'onestà

    Di Clancy Martin
    Pubblicato il 13 Feb. 2015 alle 17:00 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:10

    San Valentino non è la festa della sincerità. Per carità di dio!

    Le relazioni durano solo se non ci si dice tutto ciò che si pensa. Dobbiamo camuffare i nostri sentimenti, fingere e, a volte, sorridere anche se vorremmo urlare.

    In poche parole, dobbiamo mentire. Tutti dicono le bugie e lo fanno incredibilmente spesso.

    Secondo uno studio, in una conversazione abituale mentiamo in media tra le due e le tre volte ogni dieci minuti (Ci verrebbe voglia di star zitti per un giorno o due, solo per smentire le statistiche. Ma allora che dire delle menzogne per omissione?).

    Mentiamo particolarmente spesso con i nostri cari, perché l’amore è forse la cosa a cui teniamo di più e che ci incute più timore.   Tenere a una cosa e temerla sono due tra i motivi più comuni per mentire.

    Tutto inizia quando siamo piccoli. Perché mentivate da bambini? Perché non volevate mettervi nei guai, perché davate importanza a ciò che gli altri bimbi pensavano di voi o perché avevate paura che vostra madre vi privasse del suo amore.

    Jean-Jacques Rousseau scrisse che è la legge dell’obbedienza a produrre nei bambini la necessità di mentire. Ci voleva così raccomandare di non crescere i nostri figli nella paura. Io credo, però, che perfino più dell’obbedienza, sia il bisogno di amore che ci porta a mentire.

    Le persone che vengono più spesso ingannate dalle menzogne dei loro compagni sono quelle che hanno le aspettative più irrealistiche sulla sincerità. Inoltre, quelle più inclini a credere alle bugie sono quelle che si raccontano la più grande menzogna: “Io non dico mai bugie”.

    Se volete che la vostra vita sia piena di amore, fareste meglio a prepararvi a dire e a credere ad alcune bugie. Se per voi l’onestà è la cosa più importante, potreste benissimo dedicarvi a una vita di silenzio e farvi monaco trappista. Ovviamente, si può scegliere.

    Immanuel Kant, che non giustificava la menzogna in nessuna circostanza, è stato scapolo per tutta la vita. Il famoso misantropo Arthur Schopenhauer, altro paladino della verità e oppositore dell’amore romantico (sosteneva che sposarsi significa fare il possibile farsi venire la nausea a vicenda), riservò tutte le sue cure a un’interminabile schiera di barboncini.

    La maggior parte di noi, però, vuole amare e essere amato. Allora, quali sono le bugie che dovremmo dire e a cui dovremmo credere?

    Pensate alla sfilza di bugie che raccontate ai vostri figli (o che vi raccontavano i vostri genitori) per farvi credere di più in voi stessi, della serie “Da grande potrai fare qualsiasi cosa tu vorrai” oppure “La vita diventa più facile col tempo”.

    Da bambino ero saputello e per questo non ero amato dai miei coetanei: “Gli altri bambini sono invidiosi perché sei più intelligente”. Le bugie dettate dall’amore, come questa, ci permettono di andare avanti giorno dopo giorno, come pure “Sei la donna più bella nella stanza” o “Sei l’unico uomo che mi abbia mai capito”.

    Ciò che è vero in un determinato momento può diventare una bugia un attimo dopo e viceversa. Ci sono giorni in cui diciamo “Ti amo” anche se non ci viene spontaneo. Così esprimiamo una verità più grande, necessaria per nutrire l’amore.

    Io e mia moglie abbiamo un tacito accordo per cui ci raccontiamo molte bugie. Io le chiedo “A che pensi?” e lei mente bonariamente per rassicurarmi: “Sto pensando a cosa mettermi per cena”. Oppure mi chiede, “Ciò che ho detto ti ha ferito?” e io la tranquillizzo con un “No, tesoro”.

    Però, ci sono le bugie “buone” e le bugie “cattive”.

    Ho due matrimoni alle spalle. L’unica volta in cui sono stato deliberatamente disprezzato in vita mia è stata quando mi trovavo con la mia seconda moglie nel parcheggio della scuola elementare di nostra figlia.

    Eravamo separati, in procinto di divorziare, ma eravamo in quella fase, alquanto nauseante, in cui c’è quasi più intimità di quando sei sposato. Niente più convenevoli, all’altro puoi dire tutto. Mentre un uomo ci guardava, per poi attraversare la strada, lei mi ha urlato: “Vorrei tu fossi morto! Sei la cosa peggiore che ci sia mai capitata! Vorrei che te ne andassi e non tornassi più!”.

    Aveva ragione. Circa un anno prima, avevo incontrato una collega durante una conferenza accademica e ci siamo andati a prendere un caffè. Ho continuato a dirmi “Sono un uomo felicemente sposato. Non farò sesso con questa donna” perfino dopo che siamo entrati nella mia camera di albergo. Ho mentito a me stesso per tutto il tempo finché mi ha detto “Mettiamoci a letto”.

    Come tantissime persone che si sono impelagate in una relazione extraconiugale disastrosa, non so ancora bene perché l’ho fatto. Penso soprattutto per vanità. Lei mi desiderava e ne ero lusingato. Quando sono stato scoperto, il mio matrimonio è andato in frantumi.

    Che cosa consiglierei al me più giovane che si è infilato in quel letto, rovinando per sempre la vita di sua moglie e delle sue figlie? Ovviamente, di non tradire, di valutare le proprie intenzioni. Di tutte le cose che ho sbagliato, la peggiore non è stata mentire. Certo, mentire a sé stessi e agli altri non aiuta, ma il mio più grande errore è stato che non mi sono impegnato abbastanza.

    Adesso io e la mia ex moglie siamo buoni amici e ne sono felice. Teniamo l’uno all’altra abbastanza (e qui sta il punto) da mentirci quando necessario.

    In amore, sia l’onestà che l’inganno devono essere usati con moderazione. Solo così possiamo godere appieno delle inebrianti illusioni dell’amore. Ulisse, Cleopatra, Sherazad, Don Chisciotte, Don Giovanni, Molly Bloom… Tutti i nostri grandi paladini dell’amore sono stati raccontastorie, maestri nel giocare sugli equivoci, abili venditori e… bugiardi.

    Perfino Penelope, grande esempio di fedeltà… Vogliamo davvero credere che riuscì a tener buoni tutti quei pretendenti per vent’anni filando e sfilando una tela (anch’esso un inganno, tra l’altro)? O forse quella di filare la tela di giorno e sfilarla di notte è la metafora usata da Omero per riferirsi alla vera attività a cui era dedita Penelope, molto più complessa in apparenza ma, in realtà, più semplice, umana e credibile?

    L’amore è un bene più grande della verità. Né un matrimonio né l’amore di un genitore per un figlio dovrebbero essere analizzati come fa un anatomopatologo con un cadavere.

    Lasciate ai laboratori la vostra implacabile ricerca della verità. Noi che amiamo e siamo amati preferiamo essere come Shakespeare: “E perciò io le mentisco e lei lo fa con me, e nelle nostre colpe ci lusinghiamo con menzogne”.

    Non affannatevi troppo per scoprire la verità. Piuttosto prendetevi cura l’uno dell’altra.

    Clancy Martin è docente di filosofia presso l’Università del Missouri, a Kansas City. È autore di “Love and Lies”. L’articolo originale è stato pubblicato qui.

    Traduzione a cura di Lorenza Geronimo
    Leggi l'articolo originale su TPI.it
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