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    Le autorità cinesi potrebbero aver bloccato WhatsApp

    Molti utenti della popolare piattaforma di messaggistica istantanea hanno riscontrato problemi nelle ultime ore. Tanti dissidenti cinesi utilizzano l'applicazione per poter comunicare con maggior sicurezza

    Di Giuseppe Loris Ienco
    Pubblicato il 26 Set. 2017 alle 10:47 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:57

    L’applicazione di messaggistica istantanea WhatsApp potrebbe essere tornata nel mirino della censura cinese dopo i malfunzionamenti dello scorso luglio.

    Nelle ultime ore molti utenti hanno riscontrato problemi nell’invio e nella ricezione di messaggi. Il blocco, però, non sembrerebbe interessare tutto il paese.

    Secondo fonti dell’agenzia di stampa AFP, i primi segnali di interruzione del servizio si sarebbero manifestati domenica. Al momento i malfunzionamenti riguarderebbero soprattutto messaggi vocali e foto.

    Le autorità cinesi potrebbero essere riuscite a sviluppare un software specializzato in grado di interferire con la tecnologia crittografica utilizzata da WhatsApp. Questo spiegherebbe perché tante persone, al contrario di quanto successo quest’estate, stanno avendo problemi anche nell’invio di messaggi di testo.

    Il nuovo apparente blocco arriva a poche settimane dal diciannovesimo Congresso del Partito comunista, in programma il prossimo 18 ottobre, nel corso del quale probabilmente il presidente Xi Jinping sarà eletto nuovamente segretario generale.

    Un ricercatore dell’Università di Toronto, Jason Ng, ha detto ai reporter di AFP che il nuovo blocco di WhatsApp sembrerebbe essere “una censura preventiva ordinata dal Partito comunista. Molto spesso Pechino alza i livelli di sorveglianza in prossimità di eventi importanti”.

    La piattaforma di messaggistica istantanea più utilizzata a Pechino è WeChat, di proprietà dell’azienda cinese Tencent.

    WeChat segue le indicazioni delle autorità cinesi e non utilizza sistemi di crittografia. Proprio per questo motivo, molti attivisti preferiscono comunicare tramite WhatsApp, che dall’anno scorso ha adottato la crittografia end-to-end per proteggere meglio la privacy dei propri utenti.

    Hu Jia, un attivista attivo a Pechino, ha detto ad AFP: “Credo che le autorità ricorreranno a misure di censura sempre più stringenti nei giorni precedenti il Congresso del Partito comunista. Le persone sanno che WeChat non è sicuro. Io e altri dissidenti comunichiamo tramite WhatsApp il 70 per cento delle volte. Nei giorni in cui l’app è totalmente inaccessibile, preferiamo non parlarci per nulla”.

    Per poter essere operative in Cina, molte aziende hi-tech straniere hanno scelto di accettare le restrizioni imposte da Pechino.

    L’unico modo per poter aggirare la censura sul web cinese è l’utilizzo di una VPN (Virtual Private Network), una rete di comunicazione privata che permette di navigare su internet in maniera sicura e anonima.

     

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