Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    L’allenatore di calcio che morì ad Auschwitz

    Il 16 aprile 1896 nasceva Arpad Weisz, calciatore e allenatore ungherese morto nel campo di sterminio nazista perchè ebreo

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 16 Apr. 2015 alle 17:22 Aggiornato il 7 Mag. 2023 alle 12:31

    Il 16 aprile 1896 nasceva a Solt, in Ungheria, Arpad Weisz. Calciatore prima, allenatore poi, probabilmente il suo nome non dice molto ai più, eppure la sua storia, sul campo e fuori è decisamente emblematica.

    Ungherese, di famiglia ebrea, diviene giocatore buon livello: gioca in numerosi campionati, tra cui quello italiano, e disputa con la sua nazionale il torneo di Calcio alle Olimpiadi di Parigi del 1924.

    Come allenatore, iniziò a farsi le ossa nel 1926, in Italia, come vice dell’Alessandria, dove fece bene tanto che l’anno dopo passò all’Inter. Erano anni strani nella storia dell’Inter, erano gli anni in cui il regime fascista, non entusiasta del nome Internazionale, che richiamava all’internazionale comunista, costrinse la squadra nerazzurra a cambiare nome in Ambrosiana.

    Ma erano anche anni di vittorie e successi importanti per la squadra: proprio in questi anni, Arpad Weisz, riesce a portare uno scudetto in casa dell’Ambrosiana-Inter e a scoprire un giovane del vivaio, Giuseppe Meazza, che divenne in breve tempo uno dei più grandi calciatori italiani di sempre, tanto che oggi lo stadio Milano è dedicato proprio a lui.

    Sempre in quegli anni, nel 1930, Weis scrisse un manuale dal titolo Il giuoco del calcio in cui introdusse una serie di dettami tecnici del calcio provenienti dall’Inghilterra in Italia.

    Nel 1935, dopo aver girato per diverse squadre italiane, per Arpad Weisz fu l’anno del passaggio al Bologna, con cui vinse ben due scudetti e il Torneo dell’Esposizione Universale di Parigi del 1937, una sorta di antenato dell’odierna Champions League in cui giocavano le squadre vincitrici dei principali campionati europei.

    Il 1938, invece, fu un anno tragico per Weisz, così come per migliaia di ebrei italiani: il regime fascista, infatti, in virtù dell’alleanza con la Germania nazista, promulgò le leggi razziali che limitavano fortemente la libertà degli ebrei. Arpad Weisz, la moglie e i due figli lasciarono quindi l’Italia, alla volta di Parigi, per poi recarsi nei Paesi Bassi, a Dordrecht, dove il mister iniziò ad allenare la squadra locale.

    Nel 1940, la seconda guerra mondiale appena iniziata investì anche i Paesi Bassi, che furono invasi dalla Germania di Hitler: la famiglia di Weisz, in quanto ebrea, fu trasferita in un campo di lavoro prima, e nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau poi. Fu qui che per Arpad Weisz arrivò il tragico epilogo, il 31 gennaio 1944, in una camera a gas.

    La vicenda di Weisz fu quasi dimenticata per molto tempo, nonostante fosse uno dei pochi allenatori in Italia a essere stati in grado di vincere tre scudetti con due squadre diverse. Fu il giornalista Matteo Marani, nel 2007, a riportare l’attenzione sulla vicenda dell’allenatore, con il libro Arpad Weisz dallo scudetto ad Auschwitz. Oggi, il Bologna, l’Inter e il Novara hanno ricordato il loro ex allenatore con targhe commemorative nei rispettivi stadi. Nel 2013, invece, quando Inter e Bologna si incontrarono nei quarti di finale di Coppa Italia, decisero di ricordare il loro ex allenatore scendendo in campo con una maglia dedicata ad Arpad Weisz.

    La storia di Arpad Weisz raccontata da Federico Buffa

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version