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    Lady Al-Qaeda

    Dalle aule del M.I.T. a una prigione militare. La storia della jihadista più ricercata al mondo

    Di Dario Sabaghi
    Pubblicato il 28 Ago. 2014 alle 05:06 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:59

    Nel pieno della calda estate del 2009, due soldati dell’esercito americano e due agenti dell’FBI si recano alla stazione di polizia di Ghazni, 130 chilometri a sud di Kabul, in Afghanistan.

    Devono interrogare una misteriosa donna che indossa un burqa e che è con suo figlio di 11 anni. La donna è stata trovata in possesso di cianuro di sodio e documenti su come fabbricare armi chimiche e ordigni esplosivi.

    Un soldato americano si siede vicino alla donna riponendo il suo M4, un fucile d’assalto, accanto agli stivali. È un attimo. La donna prende il fucile del soldato e glielo punta in faccia. Un traduttore che era lì, le si avventa contro. Ma è troppo tardi. Partono due colpi: a vuoto. Nessun ferito. La donna parla: “Cazzo, fuori di qui”. E poi “Allahu Akbar”. Il secondo soldato tira fuori la pistola e la colpisce all’addome. Lei stramazza a terra e sviene.

    La donna misteriosa con il burqa ha un nome: Aafia Siddiqui, ma da tutti è conosciuta come Lady Al-Qaeda. È stata la donna più ricercata al mondo. Oggi è detenuta negli Stati Uniti, presso il Federal Medical Center di Carswell, nella base militare di Fort Worth, Texas, e condannata a 86 anni di reclusione per aver attentato alla vita di due ufficiali statunitensi.

    Aafia Siddiqui è anche la donna più richiesta dai gruppi jihadisti quando si tratta di fare uno scambio di prigionieri con gli Stati Uniti. La liberazione di Aafia Siddiqui è stata pretesa in una lettera che i combattenti dello Stato Islamico (o Isis) hanno inviato ai genitori del reporter americano James Foley, rapito in Siria nel 2012 e poi decapitato. Non è la prima volta che Lady Al-Qaeda è oggetto di scambio tra ostaggi occidentali e prigionieri detenuti dagli americani.

    Pakistana, 42 anni, Aafia Siddiqui era arrivata negli Stati Uniti nel 1990. Ha studiato al M.I.T. di Boston e nel 2001 ha conseguito un dottorato in neuroscienze cognitive presso la Brandeis University di Waltham, Massachusetts. Nel 1995 ha sposato Amjad Mohammed Khan con una cerimonia celebrata telefonicamente. Dopo alcuni anni hanno convissuto insieme negli Stati Uniti e hanno avuto tre figli. Poi la rottura e il divorzio portato avanti dal marito, che l’accusava di avere un carattere violento e sospettava che Aafia fosse collegata a gruppi jihadisti.

    Già i talebani volevano barattare Lady Al-Qaeda con il sergente americano Bowe Robert Bergdahl, prigioniero in Afghanistan dal 2009, liberato nel 2014 e alla fine scambiato con cinque talebani che erano detenuti a Guantanamo. Poi, nel 2011, il leader di Al-Qaeda Ayman Al-Zawahiri voleva scambiare Aafia Siddiqui con Warren Weinstein, l’appaltatore statunitense rapito a Lahore, in Pakistan.

    Finora il governo degli Stati Uniti non ha mai ceduto sulla liberazione della jihadista e alcuni ufficiali americani hanno criticato questa decisione, come Joe Kasper, il portavoce del senatore repubblicano Duncan Hunter, che ha disapprovato le strategie adottate dall’amministrazione Obama sul rilascio dei prigionieri. Su Foreign Policy ha confermato che le trattative intercorse tra gli Stati Uniti e i gruppi jihadisti vedevano Aafia come principale “merce di scambio”.

    Il ruolo e l’importanza di Aafia Siddiqui non sono ancora del tutto chiari. Incedibile per gli Stati Uniti, rivendicata a più riprese dai gruppi jihadisti. In Pakistan addirittura c’è una brigata che porta il suo nome, la Aafia Siddiqui Brigade, attiva soprattutto tra il 2012 e il 2013 compiendo atti terroristici a Peshawar contro la polizia.

    Aafia sarebbe stata incaricata di fare da corriere per Al-Qaeda da parte di Khalid Shaikh Mohammed, il terrorista pakistano coinvolto negli attentati dell’11 settembre e ancora oggi detenuto a Guantanamo. I contatti e le informazioni possedute da Lady Al-Qaeda sarebbero dunque fondamentali tanto per gli americani quanto per i jihadisti.

    Quando abitava negli Stati Uniti, Aafia Siddiqui faceva parte anche della Muslim Students’ Association (MSA), un’organizzazione attiva in diversi campus universitari di Stati Uniti e Canada intenta a mantenere stabile la società musulmana all’interno degli istituti, attraverso preghiere, letture, discussioni su temi islamici e organizzazione di eventi.

    Se Lady Al-Qaeda viene considerata una jihadista molto influente da Washington tanto da non scambiarla nemmeno per salvare vite americane, una parte delle persone che si sono interessate alla sua storia la considerano una vittima d’ingiustizia.

    L’Aafia Movement, un’organizzazione pakistana che si batte per la sua libertà, ribalta in sostanza tutto quello che si conosce di Lady Al-Qaeda: e cioè non ci sarebbero prove sufficienti per dimostrare cosa sia accaduto realmente a Ghazni, prima dell’arresto del 2009.

    Inoltre, stando a quanto riportato dall’Aafia Movement, Lady Al-Qaeda non sarebbe stata assistita da nessun legale. E, infine, l’organizzazione denuncia le torture fisiche e psicologiche che la donna avrebbe subito nel centro di detenzione in Texas.

    Per questo, l’Aafia Movement ha lanciato una petizione online sul sito internet We The People per la scarcerazione di Lady Al-Qaeda e il suo rimpatrio.

    La presenza delle donne musulmane nel jihad estremista è sempre più forte, anche sul web. Kadijeh Dare, una ragazza londinese di 22 anni, sposata con un estremista dell’Isis, ha esultato alla morte di James Foley su Twitter e ha espresso il desiderio di diventare la prima donna a uccidere un cittadino britannico o statunitense.

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