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    La Siria a fumetti

    Un gruppo di giovani artisti racconta la guerra civile siriana attraverso le vignette e i fumetti

    Di Maria Elena Tanca
    Pubblicato il 9 Nov. 2012 alle 16:08 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:03

    La Siria a fumetti

    Non hanno un quartier generale e non possono rivelare la propria identità, ma la loro presenza si fa sentire su Internet. Sono gli artisti di Comic4Syria, una pagina Facebook che si serve delle strisce a fumetti per raccontare la rivoluzione siriana. Nata a luglio per iniziativa di un gruppo anonimo di vignettisti e scrittori, ha ormai raggiunto i quasi 12 mila ‘mi piace’. Gli artisti, tutti siriani, hanno un’età media tra i 18 e i 30 anni. Alcuni sono già affermati, altri invece disegnano per hobby. Tutti collaborano volontariamente. “La rivoluzione siriana – racconta uno di loro – è una rivoluzione del popolo, in tutte le sue comunità e diversità. E gli artisti hanno il loro modo di prendervi parte”.

    Pungenti, irriverenti e a volte talmente realistici da far male, i disegni denunciano le violenze del regime. ‘Storia del freddo’, per esempio, si basa su un fatto realmente accaduto. Parla di un ragazzo morto in una cella frigorifera a Daraa, dopo esservi stato messo ancora vivo. Prima di esalare l’ultimo respiro, è riuscito a scrivere col proprio sangue la frase “continuo a volere la mia libertà”. Oltre che mezzo di denuncia, il fumetto è anche strumento di satira. Alcune strisce sbeffeggiano Bashar al-Assad fino a renderlo una macchietta grottesca. Altre prendono di mira i media filogovernativi siriani, sottolineandone l’operazione di sciacallaggio nei confronti della popolazione. “Il fumetto è un’arte nuova per la rivoluzione” dicono. “Fa la differenza soprattutto per chi sta fuori dalla Siria e vede i lavori, perché veicola il messaggio in modo diverso e profondo”. Un’altra serie di vignette racconta l’uccisione di un graffitaro di Damasco, Nour Hatem Zahra, per mano di uno Shabiha, termine che indica i membri delle milizie civili pro-Assad.

    I testi dei fumetti si rivolgono anzitutto ai siriani, essendo per la maggior parte in arabo. “Nel mondo arabo sono gli egiziani quelli che più ci seguono”, spiegano gli artisti. Da quando hanno iniziato a tradurre alcune vignette in inglese, il numero delle persone che le legge è aumentato parecchio. “Noi lavoriamo su tre piani: catturare il dolore e trasferirlo nel nostro lavoro, ridere della realtà per cercare di strappare un sorriso allo spettatore, disegnare e analizzare la realtà interna ed esterna”. Ma raccontare al mondo intero quello che realmente sta accadendo in Siria è diventato sempre più difficile: “Ci sono interferenze che mirano a mascherare la verità. Il popolo siriano sta affrontando un regime criminale e una situazione internazionale molto complicata”.

    In effetti i rischi che gli artisti corrono con le loro critiche e denunce sono tanti. Eclatante fu il caso di Ali Ferzat: vignettista satirico siriano picchiato selvaggiamente da fedelissimi di Assad. Arrivarono perfino a spezzargli le dita per impedirgli di continuare il suo lavoro. “Questo è il motivo principale per il quale non riveliamo i nostri nomi: anche se fossimo all’estero, potremmo lo stesso subire atti di violenza. Questo regime può arrivare ovunque voglia”.

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