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    La privacy dei cittadini Ue

    I leader europei hanno criticato duramente il programma Usa Prism, ma parte della responsabilità è anche loro

    Di Michele Teodori
    Pubblicato il 14 Giu. 2013 alle 12:17 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:29

    Secondo quanto riportato dal Financial Times, più di un anno fa l’amministrazione Obama ha ottenuto dall’Unione Europea la mancata approvazione di una “clausola anti-spionaggio” nella legislazione comunitaria sulla privacy. Tale misura, se adottata, avrebbe potuto bloccare le richieste degli Stati Uniti per ottenere i dati informatici e telefonici dei cittadini europei come parte del famigerato Prism, il programma americano di sorveglianza elettronica diretto dall’Agenzia nazionale di sicurezza (Nsa).

    La misura è stata abbandonata nel gennaio 2012. Il Financial Times rivela come il segretario della Sicurezza Nazionale Janet Napolitano al tempo si sia recato a Bruxelles per fare pressione sui funzionari dell’Unione europea. Un funzionario dell’Ue ha detto al giornale britannico che “rappresentanti della Casa Bianca hanno svolto attività di lobbying sui commissari che hanno stretti rapporti con gli Stati Uniti per convincerli a rimuovere l’articolo 42,” , riferendosi alla “clausola anti-spionaggio”.

    L’Unione Europea è stata così convinta a non scrivere la clausola per evitare possibili ripercussioni sugli accordi commerciali con gli Stati Uniti, ma anche perché la norma sarebbe in ogni caso troppo difficile da applicare. Infatti la maggior parte dei server di dati delle grandi aziende tecnologiche in possesso di informazioni sui cittadini Ue sono negli Stati Uniti e sono quindi sottoposte alla legislazione americana. In caso di problemi, le leggi europee non avrebbero alcun potere. Come nel caso di Prism, la capacità di azione dell’Unione è limitata. Ma adesso la normativa è oggetto di dibattito al Parlamento europeo, e i dirigenti di diverse grandi aziende di tecnologia degli Stati Uniti hanno detto che sono preoccupati che la misura potrebbe essere reintrodotta.

    Le rivelazioni sul programma Prism hanno generato una forte indignazione da parte di molti leader europei. Lunedì scorso la Commissione europea ha detto di essere “preoccupata” per la capacità dell’intelligence statunitense di accedere ai dati europei. Angela Merkel ha promesso di parlarne direttamente con il presidente Obama. La privacy sui dati informatici è una questione delicata in Europa, soprattutto in Germania, dove le aziende tecnologiche statunitensi sono guardate con maggiore sospetto di quelle nazionali. Giganti tecnologici come Google sono diventati impopolari in Francia per le loro violazioni della privacy e in Germania attivisti hanno ottenuto che colossi come Facebook mantenessero riservati i dati degli utenti.

    La distinzione tra lo spionaggio fatto dall’intelligence e l’intrusione nella vita privata dei cittadini da parte delle società informatiche è molto vaga in Europa, dove gruppi come Google e Facebook sono sempre più visti come “cavalli di troia”, strumenti di invasione della privacy e di una volontà di controllo da parte degli Stati Uniti. Le pressioni sull’Unione europea per eliminare una misura anti-spionaggio potrebbe rischiare di aggravare ulteriormente la sfiducia europea verso gli Stati Uniti in materia di privacy.

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