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    La Madre Teresa del Cairo

    Una vita tra i poveri che raccolgono l’immondizia, la storia di Mama Maggie

    Di Matteo Colombo
    Pubblicato il 2 Apr. 2013 alle 06:54 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:33

    Il suo nome è Maggie Gobran, ma tutti la conoscono come Mama Maggie o, come la chiamano i media, “Madre Teresa del Cairo”. Anche lei, infatti, indossa una veste bianca che le copre i capelli e dedica la sua vita alle persone più bisognose. Tra loro ci sono i cosiddetti zabbaleen, gli abitanti dei quartieri poveri della capitale egiziana, dove migliaia di persone vivono in mezzo all’immondizia. Sono soprattutto cristiani copti e sopravvivono grazie alla raccolta dei rifiuti porta a porta. Per fornire loro assistenza, Mama Meggie ha fondato l’associazione Stephen’s Children nel 1987. La sua attività caritatevole le è valsa la candidatura al Nobel per la pace nel 2012.

    Domanda: Proviene da una famiglia della classe media. Quando ha deciso di cambiare vita? E perché?

    Mama Maggie: La mia famiglia si è sempre impegnata per aiutare i poveri. Ad esempio, mia zia ospitava spesso alcune persone bisognose nella sua casa per prendersi cura di loro. Anche mio padre curava alcuni malati senza chiedere loro un compenso. Nella mia famiglia siamo stati educati a prenderci cura dei più deboli.

    Tuttavia il giorno che mi ha cambiato la vita è stato quello in cui ho visitato il quartiere degli zabbaleen. Gli abitanti di questa zona del Cairo vivono in mezzo all’immondizia che raccolgono. Mi ha spezzato il cuore vedere tante persone vivere in queste condizioni. Non riuscivo a liberarmi dell’immagine dei bambini che sopravvivono tra i rifiuti. Ho pregato molto e, a un certo punto, ho sentito una chiamata interiore. In quel momento ho capito che Dio mi stava chiedendo di proclamare la buona novella tra i poveri. Da quel giorno, tutta la mia vita è stata dedicata ad aiutare le persone più bisognose.

    D: Che cosa faceva prima di istituire la sua associazione?

    M: Prima del 1987 avevo una famiglia meravigliosa. Ero sposata e avevo un figlio e una figlia. Stavo iniziando la mia carriera in un’agenzia pubblicitaria ed ero il manager di un’altra azienda di marketing. Ho anche insegnato nell’Università Americana del Cairo ed ho tenuto alcune lezioni in altri istituti.

    Tuttavia sentivo che mi mancava qualcosa, avevo la sensazione di non essere davvero soddisfatta. Dopo la mia visita nel quartiere degli zabbaleen, ho capito che Dio mi aveva chiamato per ridefinire le priorità della mia vita e per aiutare questi bambini.

    D: Quali sono le sue attività caritatevoli?

    M: Assistiamo quasi 31 mila bambini. Prima di tutto ci occupiamo dell’assistenza scolastica. Crediamo, infatti, che una buona educazione sia necessaria per dare loro un futuro migliore. Aiutiamo i più piccoli a fare i compiti e insegniamo loro le basi della buona condotta. Inoltre, doniamo loro zaini e libri che altrimenti non potrebbero permettersi. Organizziamo anche dei campi estivi per far divertire questi ragazzi e dare loro la possibilità di provare nuove esperienze.

    Fin dai primi anni abbiamo capito che il nostro supporto non poteva essere limitato all’aiuto scolastico e perciò abbiamo iniziato ad assistere anche le famiglie dei bambini. Aiutiamo molte persone a iniziare un’attività autonoma per poter vivere dignitosamente e forniamo loro assistenza medica. Infine, organizziamo degli incontri con i genitori per insegnare loro alcuni principi di igiene e dare alcuni consigli su come educare e crescere i loro figli.

    D: Quali sono i bisogni dei poveri in Egitto? Ci sono solo necessità economiche?

    M: L’aiuto economico è necessario, ma non basta. Vogliamo fornire loro esempi positivi. Cerchiamo di migliorare la vita dei più poveri anche dando loro la speranza che ci possa essere un cambiamento.

    D: Che cosa ha imparato dai poveri?

    M: Ho appreso l’essenza dell’amore perché mi sono trovata ad amare ogni singolo bambino. Ho imparato da un ragazzino affamato che voleva condividere il suo cibo con sua sorella e da un anziano che insisteva a volermi dare da mangiare, invece che accettare il mio aiuto. Hanno cambiato la mia vita, mi hanno insegnato che la vera gioia è donare un sorriso a ogni persona bisognosa.

    D: L’Egitto vive un momento economico difficile. Quali sono state le conseguenze per i poveri?

    M: Quando la situazione economica peggiora, ci sono conseguenze più gravi per i poveri. Ad esempio, l’aumento dell’inflazione crea problemi soprattutto ai più bisognosi, perché spendono quasi tutti i loro soldi per sopravvivere. In questo periodo di crisi il nostro impegno per aiutare le famiglie è ancora più indispensabile. Credo che qualcosa potrebbe cambiare in futuro se ci impegnassimo di più nel volontariato e ci fossero delle riforme per aiutare i più poveri. Sono convinta che, grazie ai gesti più semplici, sia possibile fare grandi cose.

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