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    La fine della privacy?

    Uno studio dell'Università di Cambridge rivela che studiando i 'mi piace' di un profilo Facebook è possibile scoprire informazioni sensibili

    Di Michele Teodori
    Pubblicato il 13 Mar. 2013 alle 02:26 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 11:46

    Dall’insieme dei ‘mi piace’ su Facebook è possibile reperire informazioni circa etnia, età, sessualità, quoziente intellettivo e uso di sostanze stupefacenti di un qualsiasi utente.

    La University of Cambridge ha potuto analizzare un insieme di dati messi a disposizione da 58 mila utenti di Facebook con una app dal nome ‘myPersonality’. Il risultato è stato strabiliante: il programma ha individuato gli utenti di sesso maschile con l’88 per cento di accuratezza, ha potuto distinguere per il 95 per cento la differenza tra utenti afro-americani e caucasici americani e per l’85 per cento fra sostenitori Repubblicani e Democratici.

    I cristiani e i musulmani sono stati individuati correttamente nell’82 per cento dei casi ed è stata raggiunta una precisione del 65-73 per cento per quanto riguarda lo stato sentimentale e l’abuso di sostanze stupefacenti. Lo studio, pubblicato dalla rivista Pnas, ha mostrato come sia facile avere informazioni private di una persona in base a quel che fa sui social media.

    Lo studio mette in evidenza le crescenti preoccupazioni circa i social network e come certe informazioni sensibili possano essere estratte, anche quando le persone cercano di mantenere la propria privacy.

    Michal Kosinksi, uno degli scienziati del Cambridge’s Psychometrics Centre autori del rapporto, ha detto al Financial Times che le tecniche del loro esperimento possono essere facilmente replicate dalle aziende per dedurre informazioni personali che una persona non vuole condividere. “Abbiamo usato un metodo molto semplice e generico. Società di marketing possono impiegare molto più tempo e risorse per ottenere informazioni con una precisione molto più alta di quanto abbiamo fatto noi “.

    Ma astenersi dalla condivisione on-line è una battaglia persa. “Il latte è in una certa misura già versato e ci sono un sacco di informazioni on-line. In ogni caso è opportuno alzare le impostazioni di sicurezza e utilizzare i servizi che possano proteggere la vostra privacy”, ha detto Kosinski.

    In poche ore è arrivata la diretta replica di Facebook, che ha dichiarato come già in passato sulla base di informazioni reperite tramite adesivi, bandiere alle finestre, loghi sui vestiti, o altri dati disponibili online, i sociologi possono trarre conclusioni sulle caratteristiche personali e i gusti delle persone.

    La scorsa settimana, l’Ue ha deciso di annacquare le proposte per una revisione radicale della normativa sulla privacy dei dati. La mossa riflette la riluttanza dei governi nell’impedire attività svolte su Internet che potrebbero stimolare la crescita economica.

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