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    La città più inquinata del mondo

    Spazzatura, emissioni industriali, smog, gas di scarico. E non siamo a Pechino

    Di Maria Tavernini
    Pubblicato il 6 Feb. 2014 alle 01:07 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:27

    L’aria irrespirabile di Delhi non è certo una novità per i suoi abitanti, avvolti in una coltre di smog che soffoca la città da quando il monsone cede il passo all’inverno.

    Ma la notizia che la capitale indiana possa essere più inquinata di Pechino – simbolo della crescita asiatica e della crescente minaccia posta dall’inquinamento – ha dato vita a un acceso dibattito sull’infausto primato.

    Il Centre for Science and Environment (Cse), ha infatti confrontato i dati sull’inquinamento dell’aria forniti dai centri di monitoraggio delle due città. Secondo il think-tank indiano, sembra che l’India stia perdendo la sua partita con la Cina.

    Il New York Times ha riportato che una giornata particolarmente inquinata a Pechino equivale a una giornata mediamente inquinata a Delhi.

    Ma secondo le autorità governative i livelli di inquinamento di Delhi sono nettamente inferiori alla media di quelli cinesi. Sulle pagine dei quotidiani nazionali e internazionali ha preso così vita un botta e risposta a suon di statistiche che coinvolge scienziati, autorità e addetti ai lavori: qual è la capitale più inquinata?

    I livelli di particolato (sostanze inquinanti sospese nell’aria) delle due città messi a confronto dal Cse parlano chiaro: nonostante tanto verde, potrebbe essere Delhi, con circa otto milioni di veicoli registrati nell’area metropolitana e 1400 nuovi ogni giorno, la città più inquinata al mondo. Tutta colpa di emissioni industriali, roghi di spazzatura illegali ma, soprattutto, gas di scarico e politiche blande.

    A preoccupare maggiormente sono i dati sul particolato fine, o PM2,5 (un quarto di centesimo di millimetro) una polvere “toracica” sottile che penetra a fondo nei polmoni, la stessa per cui nel 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, vista la relazione con l’insorgere di malattie polmonari, ha posto il limite massimo consigliato a 25 microgrammi per metro cubo (µg/m³).

    A Pechino i livelli giornalieri hanno toccato la soglia di 400, pur rimanendo spesso sotto la media dei 227 µg/m³; a Delhi, nel periodo novembre-gennaio (il più inquinato dell’anno) la concentrazione giornaliera ha raggiunto livelli medi di 473 µg/m³, con picchi fino a 575 nelle ore di punta, sempre secondo il Cse. Il governo è sulla difensiva, mentre gli esperti continuano a discutere, confrontare medie annuali e giornaliere, dati governativi e non.

    Ma al di là dei numeri, un fatto è certo: le due megalopoli asiatiche devono fronteggiare pressioni e sfide ciclopiche in tema di ambiente, in particolare sulla qualità dell’aria; ma mentre a Pechino la popolazione è informata e la questione dell’inquinamento ha occupato di frequente le prime pagine dei giornali spingendo il governo all’azione, a Delhi le autorità sembrano ignorare i rischi e la gravità della situazione.

    “La mancanza di dati accurati e trasparenti in India rende difficile fare confronti” ha sottolineato in una dichiarazione Angel Hsu, a capo del programma di misurazione della sostenibilità ambientale all’Università di Yale che, insieme alla Columbia, ogni anno redige l’Environmental Performance Index (Epi), un indice ideato per integrare gli obiettivi ambientali delle Nazioni Unite.

    L’Epi, detto anche “green index”, è un rapporto globale che mette a confronto la sostenibilità di 178 Paesi sulla base di nove indicatori ambientali: salute, qualità dell’aria, acqua e igiene, risorse idriche, agricoltura, risorse ittiche, foreste, clima ed energia, per poi stilare una classifica delle nazioni più sostenibili. Nell’indice globale di quest’anno, l’India è stata declassata in 155esima posizione, emergendo come il Paese meno sostenibile

    Dal rapporto emerge come sia il Paese meno sostenibile tra i Brics: il Sud Africa è in testa, in 72esima posizione, seguito dalla Russia, dal Brasile e dalla Cina, al 118esimo posto.

    Se si considera il solo parametro della qualità dell’aria, precipita in 174esima posizione, un peggioramento di trenta punti percentuali nell’ultimo decennio.

    A differenza che in Cina, le misure messe in atto dal governo indiano si sono dimostrate inadeguate o inefficaci. Le riforme iniziate nel ’98 per ridurre l’inquinamento tramite conversione al metano di tutti i mezzi pubblici sono state vanificate dall’introduzione annuale di nuovi veicoli per le strade indiane.

    “La qualità dell’aria ha raggiunto livelli allarmanti”, ha dichiarato Anumita Roy Chowdhury, direttore esecutivo del Cse: “non c’è più spazio per azioni morbide, la città ha bisogno di politiche aggressive, dati trasparenti e parametri precisi per soddisfare gli standard sull’aria e ridurre i rischi per la salute pubblica”.

    L’aria inquinata è oggi la quinta causa di morte nel subcontinente, dove si registra il più alto tasso di malattie respiratorie croniche al mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità. Tuttavia, l’inquinamento non sembra essere tra le priorità del neoeletto governo di Delhi, presieduto da Arvind Kejriwal.

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