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    Cosa significa che l’Islanda ha legalizzato la parità di salario tra donne e uomini

    Donne protestano contro il divario salariale. Credit: Afp/ NurPhoto

    Dal 1 gennaio 2018 le lavoratrici islandesi di aziende e uffici pubblici non potranno essere pagate meno dei loro colleghi uomini. Ecco cosa prevede nel concreto questa legge, unica al mondo

    Di Laura Melissari
    Pubblicato il 3 Gen. 2018 alle 09:46 Aggiornato il 9 Set. 2019 alle 19:38

    L’Islanda è il primo paese ad aver introdotto una legge che vieta che gli uomini siano pagati più delle donne.

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    Dal 1 gennaio 2018 aziende e uffici pubblici con più di 25 impiegati dovranno dimostrare con una serie di documenti rilasciati dal governo, da rinnovare ogni tre anni, che le dipendenti vengono pagate quanto i loro colleghi, altrimenti saranno comminate delle multe.

    Vigileranno sull’applicazione della norma sia la polizia che un reparto della guardia di finanza islandese.

    La legge era stata approvata nel mese di aprile 2017.

    L’Islanda da nove anni è al primo posto della lista dei paesi con il più alto livello di parità di genere stilata dal World Economic Forum.

    L’Islanda, che conta 323mila abitanti, ha un’economia forte, basata sul turismo e sulla pesca.

    Il Global Gender Gap Report utilizza variabili come l’eguaglianza economica, l’empowerment politico, e la salute e per valutare lo stato dell’uguaglianza di genere in un paese.

    L’Islanda ha un punteggio di 0,874 dove 0 indica l’ineguaglianza totale e 1 il massimo dell’eguaglianza.

    La nuova legge in vigore dall’inizio del 2018 è stata sostenuta dal governo di centrodestra e dall’opposizione, e votata da un parlamento in cui quasi il 50 per cento dei deputati sono donne, precisamente 30 deputate su 63.

    Le donne islandesi continuano a guadagnare tra il 14 e il 18 per cento in meno rispetto ai loro colleghi uomini. Il governo islandese prevede di sradicare completamente il divario salariale entro il 2020.

    Con l’applicazione della normativa, riguardante sia il settore pubblico che quello privato, si proibisce ogni discriminazione riguardante non solo il sesso, ma anche la razza, la religione, le disabilità, l’età e l’orientamento sessuale.

    Nell’ottobre 2016 il movimento per i diritti delle donne aveva organizzato una protesta alle 14:38 del pomeriggio, l’orario a partire dal quale si stima che le impiegate comincino a lavorare gratis.

    La prima ministra islandese è una donna e anche molte delle ministre che compongono il suo governo.

    L’Islanda ha inoltre il primato della prima donna al mondo a essere eletta democraticamente presidente della Repubblica. Vigdís Finnbogadóttir, quarta presidente del paese, è stata eletta la prima volta nel 1980, ed è stata rieletta nel 1984, nel 1988 e nel 1992, rimanendo così in carica per sedici anni consecutivi.

    Secondo il settimanale The Economist, l’Islanda è il miglior paese al mondo dove lavorare se si è una donna.

    Dopo l’Islanda, i paesi con il minore gap di genere sono Finlandia, Svezia, Norvegia e Ruanda.

    Lo Yemen, preceduto di poco da Pakistan, Siria e Arabia Saudita, ha invece il divario di genere più alto del mondo.

    L’Ungheria è l’unico paese europeo ad essere classificato al di sotto della media globale. L’Italia, che si trova al 50esimo posto su 144, ha un punteggio di 0,719. Per quanto riguarda l’aspetto del salario, ciò significa che per ogni dollaro guadagnato da una donna, un uomo guadagna 1 dollaro e 97 centesimi.

    Il World economic forum ha messo a disposizione un calcolatore attraverso il quale, inserendo il proprio sesso e la propria data di nascita, si potrà vedere a che età sarà raggiunta la parità di genere a livello economico.

    A livello globale, in media, le donne raggiungeranno l’eguaglianza di salario tra 197 anni.

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