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    L’Islanda legalizza la blasfemia

    Il parlamento islandese ha abrogato una legge del 1940, che puniva i blasfemi con multe e sanzioni sino a tre mesi di carcere

    Di TPI
    Pubblicato il 3 Lug. 2015 alle 13:25 Aggiornato il 9 Set. 2019 alle 19:39

    Dal 2 luglio in Islanda la blasfemia è legale. Secondo la legge appena abrogata, in vigore dal 1940, in Islanda chiunque avesse “ridicolizzato o insultato i dogma religiosi o il credo di una religione ufficialmente riconosciuta dallo Stato”, avrebbe potuto incorrere in multe o essere sanzionato con tre mesi di carcere.

    La proposta di abrogarla è stata presentata a gennaio dal partito di minoranza Pirate Party, che dal 2013 ha tre seggi su 63 nel parlamento islandese. La riforma fu proposta in seguito agli attacchi del gennaio del 2015, contro la redazione della rivista satirica francese Charlie Hebdo, a Parigi.

    Il 2 luglio il parlamento islandese ha accolto la richiesta del Pirate Party e ha votato a favore dell’abrogazione. Solo un parlamentare si è opposto e tre si sono astenuti.

    Durante la discussione precedente al voto, i tre membri del Pirate Party hanno aperto il loro discorso dicendo Je suis Charlie, un motto che in seguito all’attacco di Parigi fu utilizzato in tutto il mondo per esprimere solidarietà con le vittime.

    “Il parlamento islandese ha mandato un messaggio importante: la libertà non verrà sacrificata di fronte a questi sanguinosi attacchi”, ha dichiarato il Pirate Party in seguito all’abrogazione della legge, riferendosi all’attentato di Parigi.

    La riforma ha però incontrato l’opposizione di alcune chiese del Paese. Secondo il sito di notizie Iceland Monitor, la Chiesa d’Islanda era a favore del cambiamento e ha dichiarato che “ogni potere legislativo che limita la libertà di espressione contrasta i nostri valori moderni per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani”. La Chiesa cattolica, quella pentecostale e la Chiesa d’Islanda nella provincia orientale si sono invece opposte.

    Il Pirate Party, fondato in Svezia nel 2006 e poi sviluppatosi in 60 Paesi, si batte soprattutto sui temi della libertà d’informazione, la protezione dei dati, e la riforma sul diritto d’autore. Nonostante in Islanda abbia solamente tre parlamentari, nei sondaggi è uno dei più popolari e ha il supporto del 32,4 per cento dei cittadini islandesi.

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