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    L’Isis guadagna fino a 45 milioni di euro al mese con il petrolio

    Le vendite di petrolio sono la principale fonte di ricavi del sedicente Stato islamico

    Di TPI
    Pubblicato il 24 Ott. 2015 alle 17:57 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:27

    Le vendite di petrolio porterebbero all’Isis fino a 45 milioni di euro al mese, secondo le stime dell’intelligence irachena e di alcuni funzionari americani. È la principale fonte stabile di ricavo del sedicente Stato islamico.

    Ogni barile di petrolio, riporta il Financial Times, viene venduto a un prezzo fra i 18 e i 40 euro, mentre sui mercati internazionali un barile costa quasi 45 euro. I ricavi giornalieri sarebbero di quasi un milione di euro.

    Ogni giorno, l’Isis estrarrebbe circa 30mila barili di petrolio in Siria, e fra i 10 e i 20mila in Iraq — soprattutto da due campi vicino alla città di Mosul, nel nord del Paese, dice Ibrahim Bahr al-Oloum, un membro del Comitato per l’energia del parlamento iracheno.

    Il petrolio estratto in Siria verrebbe poi portato al confine settentrionale del Paese, e dato clandestinamente ad alcuni intermediari in Turchia; quello estratto in Iraq, dice al-Oloum, viene invece portato in alcune raffinerie dell’Isis in Siria.

    L’Isis è un monopolista nella zona. Per questo, riesce a vendere il suo petrolio anche in zone nemiche come il nord della Siria. Lì, i ribelli hanno bisogno del petrolio dell’Isis per sopravvivere — far funzionare ospedali, negozi, trattori, e macchinari per recuperare persone dalle macerie.

    Daniel Glaser, un funzionario del tesoro americano, stima a circa 450 milioni di euro i ricavi annuali per le vendite di petrolio dell’Isis. La stima è basata su un dato dei ricavi in un mese a inizio 2015: circa 36 milioni di dollari.

    Un’altra fonte di ricavo del gruppo sono le tasse sulle attività commerciali nelle zone controllate: porterebbero all’Isis centinaia di milioni di euro l’anno.

    La diplomazia e gli attacchi aerei americani, finora, hanno provato ma non sono riusciti a bloccare l’industria del petrolio del sedicente Stato islamico.

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