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    L’Iraq ha bisogno di 88 miliardi di dollari per la ricostruzione dopo la guerra all’Isis

    Palazzi distrutti a Mosul, seconda città dell'Iraq / Yunus Keles / Anadolu Agency

    Il denaro sarebbe destinato, oltre che per il recupero delle zone occupate dall'Isis, anche per il settore della sicurezza e per quello bancario

    Di Gianluigi Spinaci
    Pubblicato il 14 Feb. 2018 alle 15:38 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:53

    Secondo il ministro della pianificazione del governo iracheno, l’Iraq ha bisogno di 88,2 miliardi di dollari per ricostruire parti del paese all’indomani della guerra contro l’Isis.

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    “22,9 miliardi di dollari sono necessari per l’Iraq a breve termine e 65,4 miliardi a medio termine”, ha detto Salman Al-Jameeli in una dichiarazione rilasciata il 13 febbraio durante una conferenza dei donatori iracheni in Kuwait.

    Il denaro sarebbe destinato alla ricostruzione e al recupero delle aree occupate dall’Isis, inclusa la seconda città più grande del paese, Mosul, a partire da giugno 2014.

    Il segretario di stato americano Rex Tillerson, che si è unito alla conferenza dei donatori, ha invitato i membri della coalizione a combattere l’Isis per aiutare a ricostruire l’Iraq, che ha subito decine di migliaia di vittime.

    “Se le comunità in Iraq e in Siria non possono tornare alla vita normale, rischiamo il ritorno delle condizioni che hanno permesso all’Isis di prendere e controllare vasti territori”, ha detto Tillerson a una riunione della coalizione in Kuwait.

    Tillerson ha annunciato lo stanziamento di altri 200 milioni di dollari per sostenere la stabilizzazione e le iniziative di recupero in Siria.

    Secondo il ministro Al-Jameeli, sette governatorati nell’Iraq settentrionale e orientale hanno subito danni per 46 miliardi di dollari.

    Il denaro per il recupero sarebbe necessario anche per il settore della sicurezza, che richiede 14 miliardi di dollari, così come per il settore bancario, che ha perso 10 miliardi di dollari in liquidità.

    L’Iraq ha dichiarato la vittoria sull’Isis nel dicembre 2017, tre anni dopo che il sedicente stato islamico ha occupato ampie parti dell’Iraq stesso e della Siria.

    È difficile sapere esattamente quante persone siano state uccise nella lunga campagna per cacciare i militanti.

    Il ministro degli Esteri, Ibrahim al-Jaafari, ha fornito una stima di 18mila morti e 36mila feriti nella guerra volta a sradicare il gruppo terroristico.

    Sarebbero 10mila le persone uccise solo nei nove mesi di battaglia per riconquistare Mosul.

    Laith Hababah, direttore della salute per la provincia, ha riferito che circa 3mila corpi, per lo più civili, sono stati recuperati a Mosul dopo la sua liberazione.

    “È molto difficile determinare il numero esatto di morti e feriti nella provincia di Ninive per varie cause, tra cui l’esistenza di diverse fosse comuni che non sono ancora state aperte”, le parole di Hababah.

    La rimozione di corpi dalle macerie della città e dalle fosse comuni è ancora in corso.

    Sukaina Mohammed Ali, consigliere del governatore di Ninive, ha detto che centinaia di donne sono state uccise dai militanti dell’Isis o sono morte durante l’operazione militare per liberare la città.

    Migliaia diventarono vedove e molte furono rapite dai membri del califfato.

    “Ninive è stata danneggiata così gravemente che il 90 per cento di essa è distrutta ed è la seconda città più grande in Iraq”, ha detto Jaafari riferendosi a Mosul.

    Solo a Mosul sono state sfollate quasi 900mila persone dalle loro case.

    Secondo le Nazioni Unite, durante la battaglia durata otto mesi che si è conclusa nel luglio 2017, più di 500 edifici sono stati rasi al suolo e migliaia di altri sono stati gravemente danneggiati.

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