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    Iran, impiccato in segreto 17enne accusato di omicidio

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 6 Ago. 2021 alle 15:41 Aggiornato il 6 Ago. 2021 alle 15:42

    Proseguono senza soste le esecuzioni capitali in Iran, uno dei Paesi con il maggior numero di condanne a morte effettuate negli ultimi anni. Questa volta è il caso di un ragazzo di 17 anni di nome Sajad Sanjari, condannato a morte per un omicidio commesso quando ne aveva 15. Sajad è stato impiccato il 2 agosto nella prigione di Dizelabad, nella provincia iraniana di Kermanshah.

    Nemmeno il Covid ha fermato la scia di sangue: solo a gennaio 2021 si sono registrate 27 esecuzioni capitali. Se verrà mantenuto questo ritmo, di quasi un’esecuzione al giorno, il totale del 2021 finirà per essere superiore a quello, già enorme, di almeno 256 esecuzioni registrato nel 2020.

    L’esecuzione di Sajad è avvenuta in segreto ed è stata resa nota dalla famiglia, che era stata chiamata dalla direzione del carcere per ritirare il corpo. “Esecuzioni con preavviso minimo o, come in questo caso, in cui ai familiari di Sanjari è stato persino negato di dire addio al loro congiunto, confermano che le autorità iraniane stanno cercando di rendere vane le iniziative, legali o umanitarie, per salvare vite umane. Un primo tentativo di eseguire la condanna a morte di Sanjari, nel gennaio 2017, era stato fermato proprio grazie a una campagna internazionale”, spiega Amnesty International.

    Come riporta Amnesty, il 17enne era stato giudicato colpevole di aver accoltellato un uomo ma aveva sempre sostenuto di aver agito per autodifesa dopo che l’uomo aveva cercato di stuprarlo. Nel 2015 era stato sottoposto a un nuovo processo, sulla base delle linee guida del 2013 che lasciano al giudice la valutazione se un reo minorenne è in grado di rendersi conto del reato commesso e delle sue conseguenze, terminato con una nuova condanna a morte.

    L’esecuzione di minorenni al momento del reato è vietata dal diritto internazionale. L’Iran è rimasto l’unico stato a mondo a violare questo divieto, con almeno 95 esecuzioni di questo genere dal 2005, tre delle quali nel 2020. Nei bracci della morte dell’Iran sono in attesa dell’esecuzione almeno 80 detenuti condannati per reati commessi in età inferiore ai 18 anni.

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