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    Come sono andate le elezioni in Iran

    I moderati non hanno ottenuto seggi sufficienti per formare da soli una maggioranza in parlamento, ma hanno comunque raggiunto risultati positivi in tutto il paese

    Di TPI
    Pubblicato il 1 Mar. 2016 alle 15:00 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:05

    I moderati hanno vinto le elezioni in Iran del 26 febbraio. Gli alleati del presidente Rouhani non hanno ottenuto seggi sufficienti per formare da soli una maggioranza in parlamento, ma hanno comunque raggiunto risultati positivi in tutto il paese, in particolare nella capitale Teheran, dove si sono aggiudicati tutti i 30 seggi.

    I conservatori sono i grandi sconfitti, sia alle parlamentari che alle elezioni per l’Assemblea degli Esperti, gli 88 religiosi che avranno il compito di scegliere il successore dell’ayatollah Ali Khamenei alla sua morte. 

    I moderati riformisti della Lista della Speranza hanno ottenuto 85 seggi su 290. Settantatre seggi sono andati invece ai conservatori moderati, e solo 68 seggi sono spettati ai conservatori, che nella scorsa legislatura potevano invece contare su 112 deputati. Cinque seggi sono andati alle minoranze religiose. I restanti 59 seggi saranno assegnati al ballottaggio che si terrà ad aprile. 

    Dal momento che nessuna coalizione ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi, ci si aspetta che riformisti e moderati conservatori troveranno degli accordi almeno sui temi economici. 

    Delle quasi 600 candidate donne, solo 15 sono state elette in parlamento. Otto di loro sono state elette nel collegio della capitale iraniana. Tra loro figurano Fatemeh Hosseini, una trentenne esperta di management aziendale e Parvaneh Salahshori, 51 anni, sociologa e docente universitaria originaria di Masjed Soleyman, nel sud dell’Iran. Il marito della donna, Barat Ghobadian, anche lui professore universitario, era stato inizialmente escluso dalla corsa elettorale.

    A tre anni dall’elezione del presidente moderato Rouhani quindi gli schieramenti più reazionari del paese hanno gradualmente perso terreno. A giocare un ruolo importante nella popolarità dello schieramento vicino a Rouhani è stato il recente accordo sul nucleare, che ha messo fine agli anni di sanzioni internazionali nei confronti della Repubblica islamica. Infatti, il voto era considerato come una sorta di referendum sull’operato del presidente.

    Due dei leader religiosi più estremisti radicali sono stati estromessi dall’Assemblea di Esperti. I moderati hanno ottenuto il 59 per cento dei seggi dell’Assemblea di religiosi. 

    I risultati elettorali rappresentano il consolidamento dell’inversione di rotta rispetto agli anni di isolamento internazionale durante gli otto anni di governo di Mahmoud Ahmadinejad. 

    “Il prossimo Parlamento sosterrà il governo, sarà ragionevole e razionale”, ha commentato Farshad Ghorbanpour, un analista che ha stretti legami con il governo Rouhani.

    La televisione di stato, aveva inizialmente detto che le elezioni erano state vinte dai conservatori, per poi diffondere invece la notizia della vittoria dei moderati. 

    All’inizio erano oltre 12mila i candidati alla carica di parlamentari, ma metà di loro non hanno ricevuto l’approvazione del Consiglio dei Guardiani. Erano rimasti in 6.200 e tra questi 586 donne.

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