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    L’Iran stringe i controlli sui social network

    Finora Facebook era uno spazio dove parlare di argomenti tabù con sufficiente libertà. Ma la polizia iraniana ha annunciato controlli più severi

    Di Golnaz Esfandiari
    Pubblicato il 24 Gen. 2013 alle 18:31 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 22:03

    Iran controlli sui social network

    The Post Internazionale in collaborazione con Radio Free Europe/Radio Liberty

    Il capo della polizia iraniana, Esmail Ahmadi Moghadam, ha dichiarato che l’Iran sta sviluppando nuovi software per il controllo dei social network. In un confronto con la stampa del 2 gennaio, Ahmadi Moghadam ha affermato che un sistema di controllo mirato è più utile di una loro completa censura.

    “Il controllo mirato dei social network non solo ne limita i danni ma permette agli utenti di beneficiare di tutta una serie di funzioni utili”, sono state le sue parole. Moghadam ha inoltre dichiarato che l’istituzione di un Consiglio Supremo del Cyberspazio è stato uno dei fattori determinanti nel raggiungere questa conclusione.

    Le sue dichiarazioni sono state rilasciate all’incirca tre settimane dopo il lancio di una pagina Facebook dedicata al leader supremo Ali Khamenei, presumibilmente creata e amministrata dal suo gabinetto. La pagina in questione ha suscitato una mobilitazione nazionale per lo sblocco di Facebook, che in Iran è filtrato.

    Fino a poco tempo fa, gli ufficiali iraniani mettevano in guardia i cittadini contro l’utilizzo dei social network, considerati dallo Stato nocivi strumenti occidentali, volti a provocare la caduta dell’establishment governativo.

    In Iran, a quanto pare, Facebook è anche monitorato. Nonostante questo, milioni di iraniani accedono al social network grazie a strumenti anti-filtraggio. Le recenti evoluzioni suggeriscono dunque una crescente propensione a riconoscere che il filtraggio dei social network non abbia contribuito in alcun modo ai fini dell’establishment.

    Le dichiarazioni di Moghadam potrebbero anche indicare che la Repubblica Islamica stia lavorando per monitorare più aggressivamente i social network, strumento con cui era possibile trattare argomenti tabù con sufficiente libertà.

    Negli scorsi mesi, numerosi attivisti sono stati minacciati e trattenuti a causa dei loro post su Facebook, compreso il blogger Sattar Beheshti, morto in prigione l’anno scorso dopo essere stato arrestato dal corpo della polizia iraniana che si occupa dei crimini su internet.

    Dal blog di Golnaz Esfandiari per The Post Internazionale
    Traduzione di Clementina Piazza
    Questo articolo è stato pubblicato per gentile concessione di Radio Free Europe/Radio Liberty

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