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    “Quella sera indossava la biancheria intima?”: le domande alle studentesse Usa che hanno accusato di stupro due carabinieri

    Ecco alcuni quesiti choc rivolti dai legali di Marco Camuffo e Pietro Costa alle ragazze che hanno denunciato di essere state stuprate dai due militari

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 14 Feb. 2018 alle 11:40 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:23

    “Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?”, “Lei indossava solo i pantaloni quella sera? Aveva la biancheria intima?”.

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    Queste sono solo alcune delle oltre 250 domande che i legali dei carabinieri Marco Camuffo e Pietro Costa volevano e hanno rivolto alle due studentesse americane di 20 e 21 anni che nel settembre del 2017 a Firenze hanno accusato di stupro i due militari.

    Come riporta il Corriere della Serai due legali hanno posto alle ragazze ogni tipo di quesito, entrando nei più minimi particolari della presunta violenza sessuale consumata la notte in cui, dopo una serata in discoteca, le due studentesse hanno incontrato due carabinieri in divisa che si sono offerti di accompagnarle a casa.

    I carabinieri hanno ammesso il rapporto sessuale, sostenendo che c’era il consenso delle ragazze. Le analisi hanno confermato che le due erano ubriache.

    Le giovani hanno fatto ritorno in Italia tre mesi fa per ripetere le proprie accuse davanti ad un giudice: in un’aula di tribunale blindata, separate dai legali, hanno risposto a un interrogatorio durato 12 ore e 22 minuti.

    L’incalzare delle domande sempre più invadenti ha costretto il giudice Mario Profeta a intervenire più volte per mediare e frenare l’incedere degli avvocati difensori.

    Ecco alcuni passaggi dell’interrogatorio:

    Avvocato: “Cosa diceva esattamente la sua amica quando urlava? Erano urla di parole o semplicemente urla di dolore?”.
    Giudice: “No, fermiamoci qui, il sadismo non è consentito”.

    Avvocato Cristina Menichetti (difensore del carabiniere Marco Camuffo):”Prima di arrivare al rapporto sessuale non si era scambiata nessuna effusione con Camuffo, effusioni consensuali e reciproche?”
    Avvocato: “Durante questo rapporto il carabiniere l’ha mai minacciata, ad esempio urlando o con le mani?”.
    Risposta: “Nessuna minaccia esplicita però mi sentivo minacciata dal fatto che lui porta un’arma”.

    Avvocato: “Non ha lottato fisicamente? Volevo sapere se Camuffo ha esercitato violenza…”.
    Giudice: “Che brutta domanda avvocato. Sono domande che si possono e si devono evitare nei limiti del possibile, perché c’è un accanimento che non è terapeutico in questo caso… Non bisogna mai andare oltre certi limiti. È l’inutilità a mettere in difficoltà le persone, non si può ledere il diritto delle persone”.
    Avvocato: “Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?”
    Giudice: “Inammissibile, le abitudini personali, gli orientamenti sessuali non possono essere oggetto di deposizione”.

    Avvocato: “Alla sua amica hanno sequestrato tutti i vestiti compresi slip e salvaslip, voglio capire se lei ha nascosto qualche indumento alla polizia”. Domanda non ammessa.
    Giudice: “Si fanno insinuazioni antipatiche, perché si dovrebbe nascondere alla polizia degli indumenti?”.
    Avvocato: “Penso che qualcuno abbia finto un reato, io non voglio sapere come lei circola, con o meno gli indumenti, voglio sapere se ha dato tutto alla polizia”.
    Giudice: “Ricorda il momento in cui le hanno sequestrato gli indumenti?”.
    Ragazza: “No”.
    Avvocato: “Io non ci credo che non lo ricorda”.
    Giudice: “Non possiamo fare la macchina della verità”.

    Tra le domande che i difensori dei carabinieri hanno tentato di rivolgere alle due ragazze e che il giudice s’è rifiutato di ammettere:

    “Ha usato la forza per sottometterla, ha esercitato una certa pressione, un gesto violento con una certa vis impressa nel gesto?”,

    “Non ha lottato fisicamente? Volevo sapere se Camuffo ha esercitato violenza”.

    “Lei trova affascinanti, sexy gli uomini che indossano una divisa?”, “Lei indossava solo i pantaloni quella sera? Aveva la biancheria intima?”, “In casa avevate bevande alcoliche? Lei ha bevuto dopo che i carabinieri sono andati via?”.

    “Alla sua amica hanno sequestrato tutti i vestiti compresi slip e salvaslip, voglio capire se lei ha nascosto qualche indumento alla polizia”.

    E ancora: “La ragazza si è sottoposta a una visita ginecologica sulle malattie virali. Possiamo sapere l’esito di questa visita?”.

    “È la prima volta che è stata violentata in vita sua?”, “Quando era in discoteca ha dato una o due carezze ad un carabiniere?”, “Quando è entrata in Europa ha dichiarato che aveva soldi in contanti? Alla dogana ha dichiarato i soldi?”, “È stata arrestata dalla polizia negli Stati Uniti? Ha precedenti penali?”.

    “Ha mai visitato un negozio di divise a Firenze?”, “Si ricorda di aver cercato su internet il nome di un anticoncezionale quella mattina?”.

    Nonostante le rassicurazioni del giudice, che aveva detto alle ragazze “Verrete ascoltate oggi e poi non sarete più disturbate…la legge non consente che le testimoni vengano offese, non sono consentite domande che attengono alla sfera personale, che offendono e che ledono il rispetto della persona” , le due studentesse sono state sottoposte a quesiti molti invadenti.

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